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The Peanut Butter Falcon (In viaggio verso il sogno) - recensione

Lo zen e l'arte del wrestling.

Zack è un ragazzo che, per mancanza di famigliari che si occupino di lui, vive affidato ad una casa di riposo per anziani, giù negli Outer Banks della North Carolina. È un ragazzo docile e rispettoso e ha un unico sogno: frequentare la scuola di wrestling di Salt Water Redneck, condotta da un grande campione, per poter un giorno salire anche lui su un ring e combattere. È però down (interpretato dall'esordiente Zack Gottsagen, di una bravura incredibile) e nessuno gli dà retta, tranne un vecchio ospite dell'ospizio (Bruce Dern), nella cui stanza il ragazzo guarda e riguarda la vecchia videocassetta promozionale.

Zack però sta per arrivare alla maggiore età e dovrebbe essere trasferito in un luogo assai meno ospitale e sereno di quello in cui è cresciuto. Così un bel giorno Zack scappa e, protetto dal dio degli sfortunati, arriva in fortunoso contatto con un altro massacrato dalla vita, Tyler (Shia LaBeouf), un pescatore di granchi che ha perduto il fratello, l'unico affetto che aveva, ed è braccato da un gruppetto di pescatori per questioni di soldi. Intanto un'appartenente alla cosiddetta società civile, l'assistente sociale Eleanor (Dakota Johnson) parte alla ricerca di Zack, convinta che l'unico bene per il ragazzo sia rinchiuderlo, per la sua protezione.

Per Zack e Tyler c'è nulla (non c'è mai stato nulla): non le istituzioni, che fanno quello che possono nella loro cecità burocratica, non lo Stato totalmente assente. Le famiglie non esistono più, non ci sono amici su cui contare in un ambiente che non ha spazio per la comprensione, la pietà, votato alla legge del più forte, per necessità di sopravvivenza.

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Così comincia il solito film 'on the road': Zack e Tyler alla fine saranno raggiunti da Eleanor e insieme cercheranno quella scuola che tanto rappresenta per Zack. Nel viaggio, come da manuale, i personaggi si contamineranno a vicenda, persone diverse ma capaci di trarre reciprocamente frutto dalle esperienze. Sarà Tyler a trovare un'ancora di salvezza nel tenero ma determinato Zack; sarà Eleanor, giovane burocrate che crede nelle regole, a mettere in dubbio le proprie certezze; sarà Zack a misurare il peso dell'impegno che si è assunto.

Tutti andranno in fondo alle proprie scelte: Tyler che si assumerà responsabilità che nessuno gli ha chiesto, in un ruolo che lo legittima, gli conferisce finalmente quell'aura eroica cui ha sempre ambito, troppo massacrato finora da un destino cattivo. Zack accetterà di faticare, soffrire anche, per ritrovarsi sull'ambito ring, soggetto e non più oggetto. Eleanor capirà che le leggi uguali per tutti non valgono per i diversi, di alcun tipo.

The Peanut Butter Falcon (nome "d'arte" che sceglierà Zack), in italiano divenuto 'In viaggio verso il sogno', è un tipico film indipendente, con tutti i pregi e difetti di questo genere ormai codificato, una storia molto malinconica con sprazzi di leggerezza, che sceglie quello che sembra un finale anni '70, epico, favolistico (e non possiamo dettagliare perché: facendo paragoni, faremmo spoiler), ma ci sembra una tendenza che sta ritornando e che ci trova molto favorevoli.

Quanto è bella l'avventura...

Poi lo stempera con un 'contentino' finale che però non inficia il valore del racconto. Il film trova forza anche dai luoghi dove è stato girato, che vedono lo squallore poetico di paludi e lagune della Carolina del Nord, e poi di un entroterra di campi abbandonati, lunghe strade, piccoli e miseri agglomerati urbani, di un povertà atavica e senza speranza.

Il film è scritto e diretto da Tyler Nilson e Michael Schwartz (due giovani autori al loro primo film, Nilson è originario della zona), con un risicatissimo budget di 6 milioni di dollari, nel solco di una tradizione letteraria che cita grandi classici, fra cui inevitabilmente Mark Twain e il suo Huckleberry Finn. Bella anche la fotografia e belle le musiche, con una serie di canzoni aggiunte scelte con cura, tutti artisti in linea con l'atmosfera complessiva.

Quanto al cast, alla luce anche di quanto visto nel film da poco uscito, scritto e interpretato da Shia LaBeouf, Honey Boy, intenerisce che l'ex divetto dalla vita troppo facile, oggi dopo la caduta stia scegliendo ruoli di questo genere e produzioni medio basse, come a riappropriarsi di una carriera esplosa troppo presto e in modo superficiale, in una specie di tardiva gavetta a maggior ragione ancora più onorevole, in cui l'attore s'impegna con esiti del tutto positivi.

Perché il suo eroe da niente, lo sbruffone per necessità di sopravvivenza, l'arrogante per autodifesa, il millantatore per salvare la faccia, ci è piaciuto molto. Perfino Dakota Johnson, anche lei portata alla facile notorietà dalla serie 'Cinquanta sfumature di grigio', qui cerca di calarsi nei panni del suo personaggio con maggiore convinzione.

Basta poco per fare famiglia.

Il protagonista, il ragazzo down Zack Gottsagen, è semplicemente fantastico, toccante davvero. In piccoli ruoli marginali compaiono attori come Bruce Dern, il vecchiaccio che protegge Zack, Thomas Haden Church, il wrestler decaduto, Jon Bernthal, l'amato fratello di Tyler, e John Hawkes, il pescatore che gli vuole fare la pelle.

Qualche momento picaresco più convenzionale non intacca la malinconia della storia di perdenti predestinati, nel solito deserto umano in cui si muove questo tipo di "eroe", qui però con quel guizzo di orgoglio che chissà, forse li salverà.

Nonostante The Peanut Butter Falcon sia un buddy movie on the road di una coppia di perdenti, quindi fusione di due/tre generi super sfruttati, aggancia nella narrazione, piace per la scrittura dei vari personaggi e lascia nello spettatore molto più di quanto prometteva sulla carta. Il film è disponibile on demand dal primo giugno sulle maggiori piattaforme di streaming.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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