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The Swapper - review

Una affascinante crisi di identità.

Indie, 2D e platform vanno a braccetto da ormai qualche tempo, in una sinergia che sforna neanche troppo raramente perle in grado di ottenere successi notevoli e segnare il panorama videoludico con esperienze fatte di formule coraggiose, originali e molto spesso divertenti.

The Swapper rappresenta benissimo la categoria, collocandosi nella fascia dei titoli più sperimentali sia per concetto che per realizzazione. Lo studio di sviluppo finlandese Facepalm Games non ha perso tempo nel metterlo in chiaro, definendo il suo progetto come un'esperienza esplorativa molto intima che tenta di spingere i giocatori alla riflessione.

Oltre che nel concetto, The Swapper si distingue anche per una realizzazione alquanto particolare: tutti gli elementi del gioco sono stati infatti realizzati partendo da modellini in creta e oggetti di uso comune, per un risultato che in effetti lascia il segno e riesce a creare un'atmosfera molto particolare. Durante l'avventura non è raro imbattersi in qualcosa che tradisce la propria natura originale, come la capsula di salvataggio della sequenza di apertura.

Ciò non vuol dire che durante le vostre peregrinazioni a bordo della stazione spaziale Theseus riconoscerete lattine o modellini creati a mano dal team: il risultato finale è surreale come tutto il tono dell'avventura e più che adeguato, e le proporzioni spesso sbilanciate tra personaggi ed elementi dello scenario non fanno che sottolineare la sensazione di solitudine e abbandono sapientemente creata dagli sviluppatori.

Dopo le battute iniziali, che non fanno che sollevare domande che resteranno in sospeso a lungo invece di raccontare forzatamente antefatti o dare un quadro preciso della situazione, entra in gioco lo Swapper del titolo. L'apparecchio è in grado di creare un massimo di quattro cloni e trasferire a piacimento la coscienza del portatore dall'uno all'altro.

L'ambientazione trasmette un feeling unico grazie al particolare processo realizzativo degli scenari.

Già dagli inizi la questione rimane volutamente fumosa: cosa trasferisce di preciso lo Swapper tra i cloni, la mente del soggetto originale o qualcosa di più? E se la mente è solo un insieme di impulsi elettrici, quali sono le implicazioni? Queste e altre domande sono alla base di gran parte delle scoperte che possono essere fatte nella stazione spaziale, accedendo ai terminali di memoria o venendo in contatto con delle rocce aliene sparse senza apparente motivo per i vuoti corridoi della gigantesca installazione.

"A The Swapper si addice, effettivamente, più la definizione di 'esperienza' che quella di gioco"

A The Swapper si addice, effettivamente, più la definizione di "esperienza" che quella di gioco, per questo e per un altro motivo fondamentale: non ci sono praticamente ostacoli sul percorso del nostro alter ego digitale, se non i puzzle che vanno completati con l'ausilio dei cloni per sbloccare altre sezioni dell'astronave. Proprio così: niente nemici tangibili, né salti da effettuare con precisione o altri scogli. I puzzle possono sì essere ostici in alcuni casi, ma gli sviluppatori si sono curati di inserirne di alternativi su cui poter ripiegare per rendere meno frustrante il tutto.

Per raggiungere i Security Orb necessari a sbloccare le aree inizialmente off-limits, è necessario come dicevamo utilizzare i cloni creati dallo Swapper: tutte le repliche create rispondono ai normali input di movimento e questo complica le cose. I cloni possono morire in seguito a cadute, essere riassorbiti dal nostro alter ego cosciente venendo in contatto con esso, o sparire al contatto con alcuni fasci di luce. Luci colorate che rendono impossibile la creazione di un clone o il trasferimento della coscienza aggiungono un ulteriore livello di sfida, così come alcune pedane in grado di invertire la gravità dei personaggi che vi passano sopra.

Ed ecco The Swapper alla prova del gameplay.

L'uso dello Swapper è richiesto anche per gli spostamenti da una piattaforma all'altra, o ad esempio per le grandi scalate che richiedono la creazione di una catena di cloni e il relativo trasferimento della coscienza dall'uno all'altro fino al raggiungimento del punto voluto. Il marchingegno diventa insomma ben presto un passepartout di cui è impossibile fare a meno, nonostante pian piano si inizi a desiderare di separarsene.

"Il cuore del gioco restano però i puzzle che devono essere completati per acquisire i Security Orb necessari"

Forse non sarà un fattore comune ai playthrough di tutti i giocatori, ma personalmente ho iniziato ben presto a farmi domande sui cloni che ho visto sfracellarsi a terra dopo uno spostamento, o sul loro riassorbimento sottolineato dalla tuta spaziale vuota che si affloscia a terra, unica testimone della fugace esistenza di una di queste repliche. Visto che l'obiettivo del team di sviluppo sembra essere proprio questo, si può dire che il lavoro sia ben riuscito. Il cuore del gioco, quel gameplay che separa l'esperienza da una semplice passeggiata in discesa verso il finale, restano però i puzzle che devono essere completati per acquisire i Security Orb necessari.

Questo è sia il bello di The Swapper che il primo dei suoi fattori limitanti. A prescindere dal fascino che l'esperienza possa esercitare, il titolo di Facepalm Games rimane ineluttabilmente legato al gradimento che i singoli giocatori hanno del genere puzzle. Non ci sono altre sfide che separino l'inizio e la fine dell'avventura, e per quanto l'atmosfera sia tangibile e ipnotica, apprezzare i rompicapo e l'occasionale frustrazione che può derivarne è un requisito in questo caso indispensabile.

Sono sufficienti pochi secondi per prendere confidenza con il metodo di gestione dei cloni.

Gli stessi spostamenti lungo grandi distanze sono palesemente facili e privi di sfida, in quanto l'attivazione dello Swapper rallenta lo scorrere del tempo permettendo di creare un clone e trasferirsi in esso anche dopo un clamoroso errore e a pochi decimi di secondo dal termine di una caduta fatale. Anche la dipartita del personaggio principale non è un grosso problema, visto che non ci sono vite limitate o altri meccanismi del genere da tenere in conto.

"La dipartita del personaggio principale non è un grosso problema, visto che non ci sono vite limitate"

Infine, è bene ricordare che The Swapper non offre granché in termini di rigiocabilità. Il gioco dice tutto ciò che deve in un singolo playthrough e ogni successiva partita non regala quel gusto dell'esplorazione e della scoperta che invoglia ad andare avanti, né ci sono modi particolari per risolvere i puzzle che invoglino a cimentarsi una seconda volta.

A questo punto sarebbe d'uopo soppesare i vari fattori e dare un giudizio finale, ma in questo caso ritengo fare qualche considerazione più articolata visto che siamo di fronte a uno di quei titoli veramente difficili da riassumere con il semplice voto. Prima di tutto, la premessa di The Swapper è sì profonda e desiderosa di spingere il giocatore all'introspezione, ma è anche vero che non tutti potrebbero coglierla o trovarsi in sintonia con il messaggio che trasmette o con il suo ritmo compassato.

Alcuni teletrasporti piazzati strategicamente scongiurano backtracking di proporzioni epiche.

Per quanto il lavoro di Facepalm Games sia notevole e affascinante, sicuramente alcuni giocatori rimarranno totalmente indifferenti ai messaggi di The Swapper o girovagheranno poco interessati per la stazione Theseus senza restare impigliati nella tela della trama. Il messaggio filosofico e le implicazioni morali della clonazione sono argomenti molto affascinanti, ma che non vi cattureranno se non vi troverete ad apprezzare, oltre alla surreale avventura, i puzzle che costellano il gioco.

Personalmente ho apprezzato gran parte delle scelte fatte dal team, che come da buona tradizione indie ha completato il progetto con una forza lavoro ridottissima (due sviluppatori fissi e altrettanti freelancer) rimanendo fedele alla propria visione. Tornando a quanto detto all'inizio, The Swapper è un'esperienza che di gioco nel senso classico del termine ha solo qualche traccia: probabilmente sarebbe stato opportuno accentuare maggiormente l'incidenza del gameplay, che allo stato attuale è decisamente sottomesso alla natura sperimentale del tutto. Tenetelo ben presente prima di avventuravi sulla Theseus.

8 / 10