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Mugen Souls - review

Le sette vie della schiavitù.

In una generazione in cui è di moda la vessazione dei team di sviluppo giapponesi, in particolar modo se si parla del genere dei jRPG da molti considerato ormai morto e sepolto, la realtà costituita dall'alleanza strategica tra Compile Heart, Idea Factory e Nis America mostra ancora al mondo gli occhi della tigre.

In questa recensione di Mugen Souls si parla di uno dei tanti titoli fuori di testa nati dalla follia di questo gruppo bizzarro, che pescando in parte dal loro recente Neptunia MK2 e, soprattutto, dalla cultura Moe tanto in voga nel paese del Sol Levante, sfrutta una serie di idee interessanti per arricchire la formula tradizionale dei jRPG.

Protagonista del gioco è una ragazzina chiamata Chou Chou che, da un giorno all'altro, decide di conquistare e unificare sotto il proprio vessillo i sette mondi che costituiscono l'universo in cui è ambientata la storia.

I primi minuti di gioco possono lasciare spiazzati, visto che sembra quasi di aver caricato Idol Master o Hatsune Miku!

Non avendo un piano specifico per realizzare il proprio obiettivo, la bizzarra protagonista, piatta come una tavola e dalla sfolgorante capigliatura rosa, decide semplicemente di viaggiare da un pianeta all'altro a bordo della nave spaziale G-Castle e, in compagnia dei suoi fidi compagni Ryuto e Altis, di trasformarne i rispettivi signori in servi fedeli.

Per far questo Chou Chou si affida a un'abilità speciale che le consente di assumere un aspetto diverso per ognuna delle sue personalità, in modo da pizzicare le corde più adatte a smuovere gli animi di coloro che si frappongono tra lei e la conquista dell'Underworld.

"Chou Chou si affida a un'abilità speciale che le consente di assumere un aspetto diverso per ognuna delle sue personalità"

Questa capacità non si rivela utile solo durante le interazioni con i vari personaggi del gioco, ma anche (e soprattutto) nel mezzo delle battaglie, interagendo con il sistema di combattimento e arricchendolo in modo deciso.

Stiamo parlando dell'attacco chiamato Moe Kill, che se utilizzato in modo appropriato permette alla piccola Chou Chou non solo di raccogliere attorno a sé una quantità sempre più nutrita di piccoli esseri chiamati Shampuru (abbastanza soffici da poter perfino sostituire la spugna durante un bel bagno caldo), ma anche di ottenere oggetti sempre più rari.

Collezionare Shampuru permette di sbloccare abilità davvero interessanti... e il rispettivo Trofeo!

Per essere portata a segno correttamente, però, la tecnica Moe Kill richiede una certa attenzione, visto che invece di basarsi sulla manualità del giocatore punta tutto sulla sua capacità di interpretare correttamente la psicologia degli avversari.

Durante i combattimenti, infatti, ogni creatura sul campo di battaglia è caratterizzata da un umore e da una personalità ben precisi, che dovranno essere "stimolati" scegliendo l'approccio più adatto alla situazione.

A ogni turno è possibile affidarsi alla Moe Kill semplicemente premendo il tasto Quadrato, a patto di farlo prima di aver eseguito un attacco di qualunque tipo. Mentre usando la Moe Kill non ci si preclude la possibilità di attaccare successivamente (a prescindere dal fatto che la tecnica sia andata a buon fine o meno), non è infatti possibile eseguire le operazioni in ordine inverso.

Attivando la Moe Kill, in pratica, Chou Chou deve scegliere tre approcci con cui stuzzicare i propri avversari, cercando di far leva sui loro desideri più reconditi in modo da scatenare la reazione tanto attesa.

Le opzioni a disposizione sono sempre legate all'ampio spettro delle personalità e delle perversioni, quindi si può spaziare dagli approcci rudi tipici del sadismo, a base di colpi e insulti, fino ad arrivare a varianti più soft tutte sorrisi ed espressioni imbarazzate.

"Le opzioni a disposizione sono sempre legate all'ampio spettro delle personalità e delle perversioni"

Quali sono le caratteristiche di Mugen Souls? Scopriamolo con questo video.

A seconda della bontà della prestazione i bersagli possono reagire in tre modi differenti: trasformandosi in Shampuru, abbandonando oggetti rari o, in caso di fallimento, arrabbiandosi al punto tale da rendere il resto dello scontro decisamente più difficile.

Ognuna di queste reazioni è legata al riempimento di un indicatore apposito, quindi il giocatore può sempre tenere sotto controllo lo stato dei nemici per capire cosa modificare nel proprio approccio durante gli attacchi successivi.

Moe Kill a parte, per il resto il sistema di combattimento di Mugen Souls ricorda molto da vicino quello di Neptunia MK2, con la possibilità di muoversi liberamente sul campo di battaglia entro un certo raggio d'azione e, soprattutto, di eseguire attacchi esagerati caratterizzati da vari omaggi ai classici dell'animazione nipponica.

Purtroppo nella versione PAL di Mugen Souls è stato eliminato il mini-gioco erotico in cui si dovevano lavare le ragazze coperte di schiuma.

Se è vero, quindi, che in Mugen Souls non troveremo traccia di Keiji Inafune, non mancheranno comunque varianti della Genkidama di Dragon Ball o dei classici mega-laser degli anime sui robottoni, a tutto vantaggio della spettacolarità.

"La spettacolarità del gioco purtroppo non è supportata adeguatamente dal comparto tecnico"

Spettacolarità che, purtroppo, non è supportata adeguatamente dal comparto tecnico, che al di là del design caratteristico (che può piacere o non piacere a seconda dei gusti personali), offre texture generalmente sottotono, modelli poligonali approssimativi e ambientazioni spesso troppo spoglie. Fortunatamente a risollevare le cose intervengono le ottime illustrazioni che accompagnano i dialoghi e che arricchiscono le sequenze narrative più significative (e quelle legate a situazioni erotiche più o meno spinte).

La tecnica del Moe Kill non è l'unico elemento caratteristico di Mugen Souls, visto che ad essa si affiancano le battaglie navali a bordo della G-Castle (combattute secondo una sorta di morra cinese in cui gli attacchi a disposizione sono legati tra loro da un rapporto simile a quello tra carta, forbici e sasso) e la ricca modalità di creazione dei personaggi.

Mentre le battaglie spaziali non riescono mai a convincere a causa della profonda monotonia che le caratterizza, la personalizzazione garantisce al gioco una marcia in più, visto che in pratica permette di creare una quantità incredibile di personaggi da sfruttare a piacimento.

Francamente troviamo geniale l'idea dietro al sistema delle Moe Kill. Solo i giapponesi potevano pensare di sfruttare l'umore e le perversioni dei nemici per schiavizzarli!

In pratica è possibile creare i propri schiavi scegliendone il sesso, le caratteristiche fisiche, la professione (ben poche, all'inizio, ma acquisibili in numero consistente proseguendo con l'avventura), l'abbigliamento, il tono di voce, le abilità e via dicendo, avendo quindi modo di coprire eventuali lacune dei personaggi principali o di scegliere i compagni perfetti per il proprio stile di gioco.

Come avete potuto capire, quindi, in Mugen Souls le idee non mancano di certo. La banalità della trama unita a una realizzazione tecnica mai all'altezza, tuttavia, relegano questo jRPG nella fascia del giochi semplicemente buoni, perfetti per chi ama il genere ma difficilmente appetibili per il giocatore moderno costantemente a caccia di nuovi FPS tecnicamente eccelsi.

7 / 10