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Voyage, la recensione

Un viaggio fatto di silenzio, rivelazione e speranza.

Due sopravvissuti, un pianeta misterioso e inospitale, e un solo obiettivo: tornare a casa. Ciò che vi aspetta in Voyage è un cammino denso di mistero ma per niente funestato da ombre, anzi costellato da speranza. Due piccole figure stilizzate, un uomo dalla folta capigliatura e dalla barba bianca, e una esile fanciulla dai capelli viola, appariranno sullo schermo pochi secondi dopo aver caricato il gioco.

Di loro non saprete nulla e nessuno vi spiegherà dove si trovino o cosa debbano fare. Dovrete semplicemente lasciarvi trasportare dal viaggio, seguire il corso del vento, l'alternarsi dei colori e l'apparizione improvvisa di strane creature.

L'unica cosa chiara fin da subito è che vi trovate su un pianeta che ha sicuramente visto tempi migliori ma che non sembra del tutto inospitale. Sulla sua superficie si muovono strane creature, altre fluttuano e brillano come stelle. Come ci siate finiti non si sa, ma questo pianeta nasconde una storia che si svelerà sotto i vostri occhi senza che alcuna parola venga proferita o appaia sullo schermo.

L'impianto narrativo di Voyage è abbastanza piatto per i primi due capitoli, ma dal terzo accelera e vira verso sviluppi inaspettati.

Tutto avviene in modo silenzioso, con gesti misurati e ambientazioni che racconteranno attraverso dei murales ciò che è accaduto nel passato. Ovviamente non saremo noi a darvi i dettagli di tutto questo, anche perché le rivelazioni che vi attendono sono abbastanza interessanti e specie l'ultima vi lascerà non poco sorpresi.

Il viaggio dei due protagonisti si protrae in modo discretamente lineare, inizialmente insieme ed occasionalmente su sentieri separati. Le ambientazioni sono esplorabili a piacimento ma unicamente nelle due direzioni primarie. In alcuni casi potrete arrampicarvi o scendere, scoprire piccole nicchie nascoste o tornare sui vostri passi ma lo scorrere degli eventi è comunque predefinito e non potrete alterarlo in alcun modo. Voyage può essere giocato in singolo e in coop da due giocatori.

I protagonisti di tanto in tanto si divideranno per risolvere alcuni semplici puzzle ambientali o dovranno darsi man forte per spostare oggetti o raggiungere zone più alte o basse dei biomi che li accoglieranno.

Se giocare in due è straordinariamente semplice ed immediato, per l'avventura in singolo gli sviluppatori hanno dovuto inserire una meccanica appositamente rivolta al gioco in solitaria, tramite la quale è possibile dire al personaggio non controllato di fermarsi o di ricongiungersi a noi.

Il design dei biomi attraverso cui viaggerete è semplice ma l'impatto grafico, fatto di colori saturi e contrastati, donano al tutto un'atmosfera unica.

L'abbiamo già vista in altri titoli, soprattutto nella serie di Abe degli Oddworld Inhabitants, ma in questo caso viene usata solo sporadicamente e senza particolari complicanze, anche perché l'IA che gestisce i movimenti autonomi dell'NPC funziona abbastanza bene. In qualsiasi momento è tuttavia possibile passare da un personaggio all'altro, anche se solo per puri fini estetici visto che nessuno dei due ha abilità peculiari.

Il motivo della scelta di non approfondire tali elementi di gioco è piuttosto chiaro: Voyage è un titolo prettamente narrativo e il gameplay è solo un mezzo superficiale per mandare avanti la storia. Non esistono combattimenti e nessuna azione violenta, tutto avviene con un ritmo molto lento e rilassante. Nel gioco è stato inserito anche un semplice sistema di suggerimenti, che alla pressione di un tasto evidenzierà gli oggetti con cui è possibile interagire nei dintorni. Francamente non abbiamo mai sentito il bisogno di utilizzarlo perché a parte un paio di interazioni non particolarmente intuitive, tutto è filato via liscio.

Il gioco è stato sviluppato da due sole persone, coadiuvate da un piccolo team che si è occupato di caratterizzare Voyage sia sotto il profilo grafico, sia sonoro. Entrambi gli obiettivi sono stati centrati, perché visivamente vi troverete davanti ad un vero e proprio quadro in movimento, con pennellate decise e colori accesi che si alternano a schermate più scure con suggestive retinature capaci di dare al tutto un'impronta molto forte.

I murales raccontano la storia del pianeta e di chi lo abitava. Ce ne sono tre, legati ad altrettanti trofei da sbloccare.

I tratti dei personaggi sono appena accennati e anche le loro animazioni sono volutamente non fluidissime, ma il tutto funziona davvero bene e immerge il giocatore in un'atmosfera estremamente suggestiva. A questo contribuisce in maniera significativa anche la soundtrack che parte in modo quasi minimalista per poi esprimersi al meglio nelle fasi centrali e finali del gioco, toccando corde che richiamano alla mente le opere del maestro Hisaishi.

Voyage è un prodotto particolare. Come molti altri titoli improntati principalmente sull'esplorazione e sul coinvolgimento emozionale, dal celebre Journey al più recente Sable, non punta ad impegnare il giocatore con un gameplay eccessivamente articolato quanto ad avvilupparlo in una storia che si serve di semplici meccaniche unicamente come alternativa digitale allo sfogliare le pagine di un libro. Inganna l'occhio e il cuore partendo senza alcun preambolo e facendo credere di andare in una precisa direzione narrativa, per poi cambiare repentinamente rotta quasi alla fine e lasciare a bocca aperta con un finale triste ma anche pieno di speranza.

Il tutto si consuma in non più di due ore, durante le quali vi capiterà di provare confusione o di non capire assolutamente nulla di ciò che sta accadendo. La totale mancanza di dialoghi e testi scritti contribuisce ad alimentare il mistero di una storia che troverà la sua didascalia solo negli ultimi momenti, lasciando a noi la libertà di dare libera interpretazione al destino dei protagonisti e del mondo di gioco.

Queste pacifiche creature, simili a giganteschi bisonti, non sono affatto pericolose anzi... vi aiuteranno in più di un'occasione.

Come i titoli citati poco fa, e molti altri ancora, Voyage è un'esperienza non adatta a tutti i palati e che molti potrebbero non capire o non condividere. A noi è piaciuta soprattutto la sua capacità di sospenderci in una bolla di fluido incolore per un po' di tempo, più che sufficiente per non dimenticarla più.

7 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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