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No Place For Bravery, la recensione

Un mix di generi (e stili) che funziona a corrente alternata.

Lo stile souls-like ormai da tempo ha oltrepassato i suoi confini, contaminando praticamente tutti i generi di videogiochi esistenti. Da questa epidemia finora si sono salvati solo i titoli sportivi... anzi no, da quando è uscito Cursed to Golf anche quelli sono “infetti”.

Sono in particolare gli action-RPG bidimensionali ad essere appetiti dagli sviluppatori indipendenti, che vedono in questo segmento un terreno fertile per le loro ambizioni. Da Salt and Sanctuary in poi, le produzioni di questo tipo non si contano più, ma solo poche di loro (Hollow Knight e Blasphemous tanto per dirne due) hanno raggiunto il meritato successo.

Ce la farà anche No Place for Bravery? Se dovessimo giudicare il titolo Glitch Factory dall'estetica potremmo fin da ora prenotargli un posto nella storia dei videogiochi. Una pixel-art ricca di dettagli, una palette di colori particolarmente vivace e un gusto particolare per il mix di stili catturano subito l'occhio, che come tutti ben sappiamo vuole la sua parte.

Thorn è un anti-eroe simile a Kratos. Ha visto cose atroci nella sua vita ed è costretto a farne altre per poter avere una speranza di redenzione.

In particolare, sono le proporzioni gigantesche di alcune strutture a lasciare stupiti e a riportare alla mente i titoli della serie God of War. Una città costruita nella scheletrica cassa toracica di un titano caduto o la bocca spalancata di un demone antico al cui interno si cela un'arena letale sono solo alcuni degli spettacoli che vi attendono nel vostro cammino.

Siccome non solo di bellezza si ciba l'uomo, anche il resto vuole dire la sua, quindi oltre ad essere bello da vedere è anche divertente e giustamente impegnativo? La risposta ad entrambe le domande è “sì” ma c'è un piccolo “ma” di cui parleremo più dettagliatamente più avanti. No Place For Bravery narra la storia di un vecchio guerriero che, dopo aver passato una vita tra sangue e dolore, vede un'ultima possibilità di redenzione nella possibilità di ritrovare la figlia portata via molti anni prima da un feroce stregone con un semplice schiocco di dita.

Come se la situazione non fosse già abbastanza dura così, Thorn dovrà fronteggiare i pericoli che lo attendono portando con sé il figlio adottivo Phid, purtroppo menomato e costretto quindi a viaggiare sulle spalle del padre. Se pensate che la storia sia già abbastanza disperata così è perché non sapete in che mondo i due si muoveranno e qual è la GIGANTESCA minaccia che da lontano promette di spazzare via gli ultimi resti di un mondo già ridotto allo stremo che, ovviamente, è popolato da demoni di ogni sorta pronti ad interrompere il viaggio di Thorn al minimo segno di debolezza.

La bidimensionalità abbinata ad un'eccessiva precisione richiesta per i salti, contribuisce a rendere sezioni come questa più difficili del dovuto.

Come in molti altri souls-like, i combattimenti di No Place For Bravery non sono adatti a chi ama caricare a testa bassa menando fendenti alla rinfusa. Giocando in questo modo andrete incontro unicamente a dolorose sconfitte fin dai primi minuti di gioco. Indovinate un po'... le vostre migliori alleate saranno ancora una volta due e si chiameranno “parata” e “schivata”. Senza il loro aiuto non andrete molto lontano ma anche utilizzarle al meglio richiederà un po' di pratica.

Chi ha giocato a titoli come Sekiro sa benissimo quanto in titoli simili imparare il timing nelle tecniche di attacco e difesa sia fondamentale. Proprio al gioco FromSoftware gli sviluppatori si sono chiaramente ispirati per una particolare meccanica: sia Thorn che i suoi nemici hanno una specifica barra che ne indica la “stance” ovvero la postura durante i combattimenti. Parando i loro attacchi farete diminuire questa barra, leggermente differente in base alla stazza e alla potenza del nemico, che una volta esaurita aprirà una (piccola) finestra di tempo per portare a termine una serie di attacchi. Ovviamente lo stesso accadrà a voi quindi il coraggio citato nel titolo (bravery, appunto) vi servirà ma fino ad un certo punto.

Fatta eccezione per le primissime fasi di gioco, durante le quali raramente fronteggerete più di due avversari per volta, procedendo nel gioco avrete bisogno sempre più frequentemente di valutare le situazioni studiando il campo di battaglia, il numero di nemici da fronteggiare e la loro posizione rispetto alla vostra. Se la loro quantità aumenterà a dismisura soprattutto dopo il primo terzo di gioco, purtroppo altrettanto non si può dire della varietà. Il risultato sono situazioni che a dispetto di una buona varietà di ambientazioni tendono invece a riproporre ciclicamente le stesse situazioni.

I nemici storditi possono essere giustiziati con cruente tecniche finali che vi garantiranno un loot maggiore rispetto alle uccisioni standard.

Nel corso del gioco verrete in possesso di tre armi principali: una spada, un martello da battaglia e una balestra che, come potete facilmente intuire, torneranno utili in differenti situazioni. Purtroppo dobbiamo far notare una strana (anche se occasionale) imprecisione proprio dell'arma a distanza, che anche a fronte di colpi apparentemente mirati alla perfezione di tanto in tanto manca inspiegabilmente i bersagli.

Altrettanto utili saranno le abilità che progressivamente potrete acquisire, molte delle quali saranno nascoste in luoghi... un po' fuori mano. L'esplorazione è consigliata quindi, ma al tempo stesso può dare vita a situazioni più pericolose della media, anche perché i save point sono discretamente distanti tra loro.

Il livello di difficoltà standard è abbordabile all'inizio ma cresce abbastanza rapidamente, fino a raggiungere picchi capaci di spazientire non poco i giocatori meno avvezzi alle meccaniche Souls. Chi, al contrario, ormai utilizza i parry anche nella vita di tutti i giorni, non avrà problemi ad adattarsi alle battaglie di No Place For Bravery, che anzi verranno digerite piuttosto facilmente.

Quando i nemici sono più di cinque fate scattare un campanello d'allarme, perché dovrete pianificare al meglio la tattica di combattimento.

Per rendere il gioco “masticabile” ad un pubblico più ampio possibile, gli sviluppatori hanno tuttavia voluto inserire opzioni che vanno a modificare una serie di parametri quali il danno inflitto dai nemici o il tempo utile per effettuare una parata. Ciò consente alle categorie di giocatori appena elencate di abbassare il livello per godersi un'avventura più abbordabile o di alzarlo per precipitarsi nell'ennesimo inferno.

La longevità purtroppo è un altro punto a sfavore del gioco. Per arrivare alla fine sono necessarie dalle 8 alle 10 ore ma i guerrieri particolarmente skillati potrebbero impiegarne anche meno e la rigiocabilità è praticamente prossima allo zero. I problemi che punteggiano il gameplay di No Place For Bravery, soprattutto di bilanciamento e varietà, appannano purtroppo un prodotto che con un po' più di tempo e attenzione avrebbe potuto brillare e farsi notare nell'affollato mondo degli action-soulslike.

7 / 10