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Assassin's Creed e la sua 'verità' persa per strada

La saga avrebbe ancora molto da dire, ma l'attenzione alla narrativa è venuta meno.

Assassin's Creed è un pezzo di storia del mondo videoludico, ma anche un simbolo di come il marketing possa influenzare la qualità di un progetto. Oggi ci occuperemo di un'analisi del primo capitolo e della trilogia dedicata a Ezio Auditore, probabilmente il punto più alto mai toccato dal franchise, ma in cui possiamo vedere i primi scricchiolii che porteranno alla lunga pausa post Syndicate.

Quando parliamo di Assassin's Creed non possiamo non citare Patrice Désilets, a lavoro inizialmente su un nuovo Prince of Persia open world ma che presto trasformò il progetto in qualcos'altro. Dopo essersi interessato alla setta degli Hashashin del Medio Oriente infatti, il team comprese che il nuovo Prince of Persia non aveva niente a che fare con lo storico brand e fu così che si decise di creare una nuova IP, quasi seguendo le orme di Devil May Cry, divenuto semplicemente tutt'altro rispetto Resident Evil. Sono cose che capitano quando si viene data ampia libertà a un team di sviluppo.

Assassin's Creed è stato di vitale importanza all'interno del mercato, avendo influenzato in modo netto free roaming e open world con il primo capitolo intrigante sin dai primi momenti, con la particolarità di vivere due storie parallele, una all'interno del mondo contemporaneo con protagonista Desmond Miles e l'altra ambientata nel 1191 durante la Terza Crociata in Medio Oriente, con l'escamotage narrativo che prevede la creazione di un'interfaccia in grado di scovare i ricordi insiti nel DNA e rivivere così la vita dei propri avi. In questo contesto, l'Abstergo Industries (che altro non è che la setta templare) sfrutta il protagonista Desmond Miles per i legami col suo antenato Altaïr Ibn-La'Ahad, unico a conoscere l'ubicazione di uno degli oggetti più potenti mai creati: la Mela dell'Eden.

Non sentite Teardrop in sottofondo?

In questo capitolo di esordio la presenza di Patrice Désilets unita successivamente a quella di Jade Raymond, rende questo titolo l'unico e reale Assassin's Creed nelle fondamenta, soprattutto per lo scontro tra due diverse ideologie: quella dei degli Assassini e quella dei Templari. Una distinzione che via via diverrà molto più netta con i secondi visti come classici villain di turno ma nel capitolo originario non era proprio così. La distinzione tra Templari e Assassini era illustrata attraverso un'intricata scala di grigi ma soprattutto dalle contraddizioni ideologiche sulla tutela della libertà e del libero arbitrio che gli Assassini attuavano uccidendo, alla stessa maniera dei templari. Questa distinzione permetteva al giocatore di porsi dubbi sull'operato della setta protagonista e di Altaïr che nel frattempo, cominciava egli stesso a essere incerto sulle azioni commesse.

Esiste un punto focale di entrambe le sette, un ideale comune da raggiungere a tutti i costi: la pace. Sia Templari sia Assassini la bramano ma il modo per arrivarci per i due schieramenti è diametralmente opposto. I Templari cercano la Mela dell'Eden per controllare gli esseri umani, più precisamente il loro libero arbitrio in opposizione agli Assassini, che la cercano tramite consapevolezza sociale e la comprensione dell'altro. Tuttavia, i Templari credono che in questo modo non sarà mai raggiungibile ed essa, deve essere imposta col controllo diretto sulla popolazione.

Una delle frasi celebri di Assassin's Creed, base dell'ideologia degli Assassini, è “nulla è reale, tutto è lecito” che apre alla tematica centrale del franchise (almeno per i primi capitoli) in cui l'essere umano vive attraverso illusioni imposte, in grado di nascondere la realtà in senso assoluto. Non ci si accorge del controllo esterno e del potere sul libero arbitrio. Il “nulla è reale” parla di questo, di come non riusciamo a percepire il controllo sulle nostre menti e la realtà dei fatti perché tutto quello che abbiamo davanti è essenzialmente un'illusione. “Tutto è lecito” deriva da questa consapevolezza, il riuscire a comprendere che tutto quello che vediamo è finzione, cercando di tirarcene fuori con ogni mezzo per conquistare la “reale” libertà e non quella imposta.

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Tutto questo potrebbe piacere ai complottisti, ma in realtà all'interno di Assassin's Creed questa ideologia vive di profonde contraddizioni: se è vero che gli assassini promuovono il libero arbitrio è altresì vero che gli Assassini sono i primi a seguire delle regole ferree; essi rifiutano la fede assoluta, non accettando dogmi cristiani e islamici ma credono ciecamente alla confraternita. Questi due esempi sono necessari per comprendere la “scala di grigi” citata poc'anzi, in cui il giocatore, inizialmente, può trovarsi spaesato e senza reali punti di riferimento. Non stiamo certo parlando di Sons of Liberty ma narrativamente, Assassin's Creed presenta diverse sovrastrutture davvero interessanti e purtroppo mitigate da una certa ripetitività nel gameplay che bene o male, tutti conosciamo.

Il gameplay di Assassin's Creed non era infatti poi così “libero” soprattutto nello studio dell'obiettivo da eliminare che non per forza di cose era malvagio. La “scala di grigi” esiste anche tra le nostre vittime, magari intenti a sfruttare piccoli buchi legislativi per tornaconto personale ma non così importanti da meritare la morte. Si punisce l'egoismo in poche parole ma vi è un elemento all'interno del gioco spesso sottovalutato: le iconiche scene in cui la vittima racconta il perché dei suoi atti, diviene necessario per far riflettere il giocatore sul concetto di giustizia. In una meta-narrativa infatti, non dobbiamo dimenticare che Desmond, umano degli anni 2000 è il nostro tramite, immerso in prima persona in un contesto molto distante dal nostro presente. Per quanto a qualcuno piaccia ancora il concetto di “occhio per occhio”, lo scontro culturale all'interno del titolo fa sicuramente apprezzare tutte le conquiste in ambito etico e sociale acquisite negli ultimi mille anni.

Dopo il debutto prorompente di Assassin's Creed, iniziarono i lavori per espandere la formula, con un drastico cambio d'ambientazione, integrazioni al combat system e soprattutto una maggiore enfasi nella scrittura. Al timone abbiamo ancora Patrice Désilets e Jade Raymond. Il protagonista rimane Desmond Miles ma questa volta, vivrà i ricordi di Ezio Auditore, un protagonista molto carismatico che ci ha accompagnato per ben tre capitoli, sino al corto animato Embers. Il suo carisma deriva in primo luogo dall'interessante espediente narrativo della nascita ma anche di un background costruito grazie alla miniserie Assassin's Creed: Lineage. Ubisoft ha decisamente fatto le cose in grande.

Non i momenti migliori ma assolutamente necessari.

In questo capitolo dunque, assistiamo alla crescita di Ezio, ripercorrendo la sua giovinezza, la rivalità contro la famiglia Pazzi, le sue marachelle ma anche la segreta storia d'amore in un'Italia rinascimentale che sta per affrontare uno dei periodi politicamente più complicati passando dalla famiglia Medici ai Borgia, che prenderanno il potere attraverso il papato. In questo secondo capitolo però, assistiamo anche a un maggior peso di Desmond Miles all'interno della storyline che con l'introduzione del cosiddetto “effetto osmosi” si trasformerà in un Assassino del XXI secolo.

Ma il percorso di crescita e potenziamento interessa anche Ezio Auditore, costretto a imparare in fretta i cardini dell'Ordine e l'arte del combattere. Assassin's Creed II è quello che espande a dismisura il background narrativo scaturito dal finale finale del primo capitolo, con un aumento di dettagli storici e della lore, con la prima entrata in scena degli Isu, una avanzatissima civiltà ancestrale che aveva colonizzato la Terra millenni prima dell'uomo. Anzi, è proprio l'uomo a essere stato creato da questa antica razza, schiavizzato sino almeno alla Catastrofe di Toba e una potentissima eruzione solare che distrusse il campo magnetico terrestre. La rivolta degli umani si ricollega perfettamente al “nulla è reale, tutto è lecito” e alla nascita delle opposte ideologie tra Assassini e Templari, come vedremo dopo.

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Nel secondo Assassin's Creed le differenze tra loro divengono molto più nette anche perché la figura di Rodrigo Borgia assume il ruolo di classico villain che vuole il potere a tutti i costi. La storia di crescita e redenzione di Ezio, continua con Assassin's Creed: Brotherhood, che segna un'importante cambio di rotta in Ubisoft perché è da qui che i problemi del franchise metteranno radici. Comincia infatti la serializzazione annuale, con una perdita di qualità costante tra un capitolo e l'altro che porterà alla messa in pausa del brand dopo Syndicate. Possiamo considerare Brotherhood uno spin-off quasi interamente ambientato a Roma in cui il malvagio Cesare Borgia (figlio di Rodrigo) cerca di seguire le orme del padre e fondamentale per capire la vera potenza della Mela dell'Eden.

Questo artefatto è di vitale importanza all'interno del franchise, costruito dagli Isu proprio per controllare le azioni dell'uomo (“nulla è reale...”) ed è in questo capitolo che capiamo perfettamente cos'è e perché sia tanto bramata. Assassin's Creed: Brotherhood ha anche il coraggio di finire con un cliffhanger, segnando così una reale serializzazione del brand ma cambiano soprattutto gli equilibri del team di sviluppo, con Patrice Désilets che abbandona Ubisoft e Jade Raymond promossa a Produttrice Esecutiva di Splinter Cell: Blacklist. Questo “coraggio” però, segna l'inizio della fine.

Scorci indimenticabili.

L'anno dopo infatti, tocca ad Assassin's Creed: Revelations, un titolo dalla storia particolare visto che venne presentato all'E3 2010 come Assassin's Creed: Lost Legacy per Nintendo 3DS, ma poi trasformato in Revelations, come confermato dallo sceneggiatore Darby McDevitt. Qui il ruolo di Ezio Auditore si apre del tutto, sia nei confronti degli Isu sia nei confronti di Desmond, finalmente approfondito narrativamente. Il destino dei protagonisti è dunque segnato, nonostante Revelations sia il più debole di questa trilogia, anche per via di un gameplay che non vedrà particolari variazioni sino almeno ad Assassin's Creed: Unity. Nonostante tutto però, il quarto capitolo del franchise è fondamentale per capire gran parte delle situazioni che hanno portato Desmond a essere così importante, grazie al Soggetto 16 Clay Kaczmarek, colui che inserì gli indizi, tra cui il video La Verità, all'interno di Assassin's Creed II.

Ne abbiamo già accennato: La Verità è di fondamentale importanza per capire Assassin's Creed in cui assistiamo ai primi due esseri umani a essersi liberati dal controllo della Mela dell'Eden e cercare rifugio dagli Isu. Gli umani sono Adamo ed Eva ed è da loro che inizia la storia del “Credo”. Nonostante la setta nasca in Origins, gli ideali sono sempre esistiti e anche se ancora non si chiamano Assassini, Bayek e Aya lo sono a tutti gli effetti. È interessante notare però, che da Adamo ed Eva non inizia solo il credo degli Assassini, ma anche quello dei Templari: la dicotomia tra i due nasce infatti solo successivamente per cui, Adamo ed Eva sono sia Templari sia Assassini in quel momento. È come se la libertà portasse discriminazione e mai unità d'intenti e questo è un elemento che poi ci porterà all'ultima trilogia composta da Origins, Odyssey e Valhalla, che sembrano slegati nel tempo eppure fondamentali per capire come in Assassin's Creed, è la parola “creed” ad avere la massima attenzione. Poi sui modi, se ne può discutere.