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Battlefield V - prova

Forse novembre è troppo vicino.

Electronic Arts non naviga sicuramente nelle acque più calde e tranquille del mercato videoludico: dopo una gestione quantomeno discutibile della serie Star Wars: Battlefront e fin dalle prime sortite comunicative dedicate al nuovo capitolo di Battlefield, ha dovuto confrontarsi costantemente con le ire della community.

Una community che, a questo punto, sembra criticare a prescindere qualsiasi progetto del colosso statunitense, sorvolando sull'effettiva qualità dei contenuti; la polemica attorno a Battlefield V è infatti scaturita proprio nel momento dell'annuncio, avvenuto attraverso un trailer dal quale, a detta di alcuni membri della community, traspariva un certo grado di inaccuratezza storica e una direzione artistica sopra le righe.

Se aggiungiamo al calderone il famoso intervento dell'ex chief design officer di EA Patrick Soderlund, che ha risposto agli attacchi con un sonoro: "Non vi piace? Non compratelo", otteniamo un quadro nel quale la software house sembra stia allontanandosi dai favori dei giocatori. C'è da dire che DICE, storico sviluppatore della serie, pare protetto da una sorta di scudo mediatico, visto che ogni possibile mancanza viene imputata a decisioni della casa madre, e non sue. Ad ogni modo, dopo aver provato a lungo la versione beta di Battlefield V, ci è sorto un dubbio: il rinvio dell'imminente shooter, ora previsto per novembre, potrebbe nascondere qualcosa in più rispetto alla semplice preoccupazione per i competitor.

Cover image for YouTube videoThis is Battlefield V

Fin dall'istante del primo spawn è evidente una svolta stilistica decisa a premiare la collaborazione e il lavoro di squadra. Si tratta di un obiettivo encomiabile che passa attraverso una serie di nuove meccaniche: una volta morti non veniamo riportati immediatamente alla classica schermata ma diventiamo spettatori dei compagni squadra, con l'opportunità di rinascere direttamente dietro di loro. Poco prima che si verifichi questa eventualità il nostro soldato resta a terra esanime, e sta a noi scegliere se tenere duro in attesa di una rianimazione o lasciarci andare al triste destino; non appena rientriamo in battaglia, possiamo fare affidamento su un paio di caricatori al massimo, e abbiamo bisogno di supporto costante per rimanere efficaci in combattimento.

Il problema è che ognuna di queste meccaniche, senza esclusioni, presenta delle problematiche: non avendo accesso alla mappa, spawnare dietro ai commilitoni priva completamente il giocatore di una visione d'insieme sul campo di battaglia, gettandolo spesso in situazioni sgradite. Il dissanguamento spezza completamente il ritmo del gameplay: nove volte su dieci, capita di rimanere a terra per svariati secondi prima che qualcuno si accorga di noi e, se anche volessimo farla finita perché soli dietro le linee nemiche, possiamo solamente accelerare il timer prima di arrivare all'agognato respawn. Infine, gettarsi in battaglia con poche munizioni significa cercare costantemente nuove pallottole, e la sensazione è quella di avere un'arma primaria con la data di scadenza.

Chiaramente si tratta di innovazioni pensate per premiare la cooperazione nelle squadre più organizzate ma bisogna tenere a mente (e chiunque gioca Battlefield lo sa bene) che la collaborazione non è di casa nella cornice dei server pubblici. Parliamoci chiaro: è molto facile innamorarsi del nuovo gunplay, con i suoi ritmi elevati e un feeling dell'arma da fuoco generalmente migliorato; i binari su cui queste fasi si stanno incanalando sono senza dubbio quelli giusti, grazie a un time to kill adeguato e a un design delle mappe che, a nostro parere, ben si sposa con la mole di novità.

Il soldato con la mano tesa potrebbe diventare l'emblema di questa open beta, perché probabilmente rappresenta la posa in cui abbiamo trascorso la maggior parte del tempo.

D'altra parte, Battlefield V soffre di un problema comune a quasi tutte le sfumature del gameplay: DICE sembra essersi concentrata su tantissime feature volte a promuovere l'immersione e la collaborazione, ma sta perdendo di vista quel gameplay che deve sempre avere il primato su tutti gli altri elementi. Ad esempio, le animazioni sono molto curate ma le partite ne sono infarcite al punto da impedirci di sparare perfino quando raccogliamo un caricatore; l'intero attrition system, quello che prevede munizioni scarse e la parziale rigenerazione dei punti ferita, mira con ardore al gioco di squadra ma finisce per penalizzare l'esperienza del singolo soldato.

Il nuovo sistema di costruzioni ha ottime potenzialità ma richiede ancora qualche limatura: la possibilità di rimodellare le zone di cattura a proprio piacimento diversifica il gameplay e contribuisce ad alimentare l'elemento strategico, l'interazione è però un po' troppo lenta per essere sfruttata durante il combattimento. D'altro canto risulta estremamente efficace nel corso delle Grand Operations e bisogna tenere a mente che se fosse troppo rapido potrebbe dare vita a un Fortnite 2.0. Fate attenzione però: se dopo aver tirato su un fortino perderete l'obiettivo, le vostre fatiche ingegneristiche saranno sfruttate dai nemici.

A ben vedere, molte delle meccaniche che abbiamo discusso fino a questo momento potrebbero avere una spiegazione piuttosto ovvia: l'attrition system, il dissanguamento e l'impostazione fortemente cooperativa sembrano pensate con lo sguardo rivolto alla modalità Tempesta di Fuoco, ovvero l'interpretazione del Battle Royale secondo l'universo Battlefield. La nuova offerta rimane però un mistero, e abbiamo trascorso le nostre ore principalmente nella classica conquista e nelle Grand Operations.

Rotterdam, secondo noi, è una mappa eccellente. Probabilmente non è stata gradita dai giocatori perché troppo simile all'Amiens della scorsa istanza, ma a livello di design è inattaccabile.

I lavori di sabotaggio svolti a Rotterdam e le battaglie tra i fiordi norvegesi, lungo la prima linea di Narvik, hanno evidenziato un gameplay decisamente più rapido rispetto al passato: è praticamente impossibile, dopo aver testato la beta, rimpiangere il sistema di movimento e di mira della scorsa istanza. Le mappe, per raggiungere questo obiettivo, sembrano quasi divise in comparti stagni e ogni punto di cattura appare studiato e realizzato per premiare un particolare tipo di approccio; effettivamente tutte le classi possono contare su una serie di loadout piuttosto malleabili, e solo il medico fa affidamento unicamente sulle SMG.

Il lavoro di overhaul ha toccato anche quei veicoli che, per quanto riguarda i carri, sono stati in grado di soddisfarci. Gestire la fanteria una volta dentro l'abitacolo è decisamente più complicato rispetto al passato grazie al nuovo angolo di sterzo, ma si tratta di una penalità bilanciata dall'ottimo feed delle mitragliatrici. Gli aerei, invece, non ci hanno esaltato particolarmente: tralasciando lo Spitfire, sulla cui resa preferiamo glissare, sembra mancare una connessione tangibile tra l'aeronautica e il combattimento a terra, ed è estremamente difficile anche solo individuare i soldati nemici.

Ciò che invece sarebbe da rivedere in toto è il sistema di potenziamento delle armi: allo stato attuale, bisogna spendere punti esperienza e valuta per sbloccare nuovi perk, che non sono rappresentati da gadget per l'arma in questione ma da semplici abilità che ne migliorano le prestazioni. Anzitutto, una volta scelto un percorso di potenziamento non è possibile tornare indietro, e bisogna acquistare un esemplare "vergine" con il quale ricominciare il cammino dall'inizio, sprecando tempo e risorse. Inoltre, per accedere al menu di potenziamento e agli incarichi bisogna passare forzatamente per il menu principale, fattore che risulta estremamente tedioso costringendo il giocatore ad abbandonare i server troppo di frequente.

Il combattimento aereo gioca un ruolo importantissimo nella storica esperienza campale di Battlefield. In questo episodio fatica a brillare proprio a causa della compressione cui sono soggetti gli scontri a fuoco.

Se mettiamo da parte per un attimo i bug visivi e la mancanza di alcuni feed sonori, difetti accettabili nel contesto di un'open beta, il quadro che ci si presenta è quello di un titolo sulla buona strada: le innovazioni meccaniche premiano senza alcun dubbio i gunfight, e l'intero apparato di gameplay riesce ad essere piuttosto additivo. Tuttavia, sorge un po' di preoccupazione se pensiamo che mancano solamente due mesi al lancio del titolo. Le componenti da limare sono parecchie e gran parte della community ha espresso più di un dubbio riguardo l'effettiva integrabilità di alcune meccaniche: molte idee, infatti, pur sembrando ottime sulla carta faticano ad inserirsi nella concreta esperienza Battlefield. Non resta dunque che aspettare il 20 novemre, quando il gioco sarà disponibile per PC, PS4 e Xbox.

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Battlefield 5

PS4, Xbox One, PC

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.

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