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Tragedia Holowka: dopo il suicidio un report solleva molti dubbi sulle accuse di Zoe Quinn

Il co-creatore di Night in the Woods era stato accusato di violenza sessuale.

Purtroppo la triste vicenda di Alec Holowka, uno dei co-creatori di Night in the Woods che recentemente si è tolto la vita pochi giorni dopo aver ricevuto delle pesanti accuse di violenza sessuale, continua a far parlare e scrivere parecchio e l'ultimo tassello di questa delicata questione si concentra soprattutto su Zoe Quinn, colei che ha effettivamente accusato Holowka.

Nuovi indizi e "prove" alimenterebbero dei dubbi sulle pesanti accuse che hanno colpito un uomo indubbiamente non perfetto e colpevole di comportamenti spesso da condannare ma che per molti è stato accusato e "dichiarato colpevole" forse troppo presto. Un articolo della reporter Anna Slatz sembra infatti svelare diverse contraddizioni tra le accuse e il comportamento sui social della donna.

Tanto per cominciare la Quinn aveva parlato di un Holowka che l'aveva confinata fisicamente all'interno del suo appartamento isolandola lentamente da tutti e non permettendole di uscire senza di lui. Dei tweet dello stesso periodo mostrerebbero però una Quinn in contatto con diverse persone e in grado di visitare liberamente più luoghi senza particolari problemi, presentandosi anche a incontri con altri sviluppatori indipendenti.

Una seconda contraddizione riguarda un volo prenotato all'improvviso, una fuga per aggirare il divieto di Holowka. Una fuga che sempre secondo alcuni tweet era pianificata e tutt'altro che improvvisa, in realtà un semplice viaggio piuttosto che una fuga. Anche il rapporto con Holowka non sembrava particolarmente teso dato che i due stavano collaborando a stretto contatto al progetto personale della Quinn.

Altri messaggi su Facebook sembrano delineare una Zoe Quinn in cerca di "vendetta" contro un "uomo che palesemente ama" alimentando ulteriori dubbi su delle accuse che hanno avuto estrema visibilità ma la cui veridicità non è interessata praticamente a nessuno. Detto questo Holowka non sembrava di certo un santo ma una persona molto complicata e affetta da disturbi mentali. Le testimonianze in questo senso non mancano di certo. Gli indizi riguardanti la Quinn, tuttavia, non la delineano come la persona più affidabile e credibile in questa vicenda.

Dopo alcuni anni una relazione che veniva definita "adorkable" (tenerissima) è stata additata come un abuso. Naturalmente nel tempo la Quinn potrebbe aver trovato il coraggio per farsi avanti e denunciare quanto successo ma allo stesso tempo i dubbi rimangono e un rapporto sentimentale e creativo molto stretto (come traspare dalle parole stesse della Quinn) sembra essersi trasformato improvvisamente in un incubo. Sotto molti aspetti sembra il classico problema del #MeToo: accettare immediatamente le parole dell'accusatrice senza interessarsi più di tanto alla verità.

La verità, purtroppo, non la sapremo mai.

Fonte: The Post Millenial