Skip to main content
Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Quello che una giornalista videoludica vive in una settimana tra insulti, molestie e comportamento tossico

Qualcosa che non si può più ignorare.

È il momento di parlare di qualcosa di molto serio che accade all'interno dell'industria videoludica, sia a livello professionale che a livello di fan: il modo in cui le giornaliste videoludiche vengono trattate con un comportamento tossico e i semplici passi che possiamo fare per assicurarci che questo tipo di maltrattamento cessi.

Molte giornaliste hanno subito una qualche forma di vessazione mentre svolgevano il proprio lavoro dedicato all'industria videoludica. È stato riportato che le donne ricevono una quantità estremamente più elevata di molestie se confrontata alla controparte maschile dato che non si tratta di un attacco basato solo sul loro lavoro ma anche sul loro sesso. Sfortunatamente questa è diventata 'la norma' per le giornaliste. Da ormai un po' di tempo viene considerato accettabile e ci viene detto di "semplicemente ignorarlo". Tuttavia il problema deve essere discusso e si devono prendere dei provvedimenti.

L'UNESCO ha condotto un sondaggio globale su più di 900 giornaliste l'anno scorso e i risultati si sono rivelati terribili: il 73% delle donne che hanno risposto ha subito violenze online svolgendo il proprio lavoro. È un risultato che si avvicina a 3 donne su 4 che subiscono questo trattamento semplicemente per aver svolto il proprio mestiere. Il loro lavoro è il giornalismo, creare o produrre dei report su eventi recenti basati su fatti e opinioni da trasmettere o pubblicare. Questi problemi devono ancora essere affrontati.

Quando confeziono i miei contenuti per sottolineare i problemi nella rappresentazione femminile all'interno dell'industria videoludica ricevo ancora più odio

Professionalmente parlando, ho fatto la giornalista per più di dieci anni e per quanto abbia svolto un ampio spettro di lavori per diverse pubblicazioni, il mio focus è sempre stato sottolineare le problematiche e le esperienze nell'industria videoludica attraverso una prospettiva femminile. Nel corso di quei dieci anni ho sentito direttamente da delle donne quanto le abbia aiutate a essere più esplicite e a rendersi conto di non essere sole. Ho anche avuto la fortuna di incontrare splendide persone nell'industria e di partecipare in prima persona a diversi eventi. Il mio viaggio mi ha spinto a diventare una sostenitrice delle donne nell'universo videoludico. Questo aspetto include anche condividere la mia storia personale di abuso subito l'anno scorso da qualcuno che fa parte di Ubisoft.

D'altro canto nel corso di questi 10 anni ho ricevuto innumerevoli minacce di morte, molestie e commenti offensivi. A volte era un commento occasionale da troll, altre volte una dozzina di commenti che spaziavano dal sessismo a tossicità e odio assoluti. Pare che quando imposto i miei contenuti per sottolineare problemi nella rappresentazione femminile nell'industria videoludica riceva ancora più odio. Ma la questione non è se io possa o meno sostenere efficacemente le donne, la questione è che io e molte altre giornaliste stiamo ricevendo questo tipo di messaggi basati sul nostro sesso o sull'argomento stesso che stiamo sostenendo.

Quel che è successo all'inizio di quest'anno

Nel mese di dicembre, ho scritto un articolo sulla cultura tossica che circonda le donne nell'industria videoludica. Per quanto avessi ricevuto delle critiche, non era nulla in confronto a ciò che successe a gennaio.

Ho postato un tweet commentando il fatto che diversi uomini non vogliano giocare utilizzando personaggi femminili. Per quanto fosse un'affermazione generalizzata sui miei social, voleva essere un'osservazione arguta sull'industria. Ho accompagnato il post con il commento "fatevene una ragione" e immagini di protagoniste femminili particolarmente forti: Ellie di The Last of Us, Claire Redfield di Resident Evil, Aloy di Horizon: Zero Dawn e Lara Croft da Tomb Raider. Non avevo idea del fatto che questo tweet avrebbe acceso un tale dibattito o che potesse portare a più attacchi nei miei confronti, della mia persona e del mio lavoro.

Alla fine il tweet è stato ripostato da un profilo piuttosto conosciuto per le sue idee controverse con la frase "giornalismo videoludico attivista". Quasi istantaneamente le mie interazioni si sono riempite di odio nei confronti di ciò che scrivo, delle mie credenze e perfino del mio aspetto ma questo era solo l'inizio. Lo stesso account possiede anche un canale YouTube con oltre 10 milioni di abbonati e ha pubblicato un video incentrato sul mio tweet affermando che stavo attaccando gli uomini, che ero una giornalista orribile e che parlavo solo per avere un profitto.

Questo era semplicemente un tweet, non collegato ad alcun mio lavoro e di conseguenza non nascondeva alcun profitto da ottenere. Ironico considerando che il profilo che mi ha criticato ha sfruttato quel tweet per dare ai propri iscritti nuovi contenuti che sono diventati un modo per ottenere profitto grazie a YouTube.

Mentre i miei social venivano invasi sempre più da persone che mettevano in dubbio la mia carriera con espressioni d'odio e dicendomi che dovrei scomparire, ho faticato a capire come reagire. Twitter sembra una forza gigantesca quando si tratta di permettere che ci sia questo tipo di comportamento. È stato calcolato che le "donne subiscono abusi su Twitter ogni 30 secondi", un dato che ci offre una ulteriore prova del fatto che il comportamento tossico contro le donne continui a ritmo rapidissimo, specialmente verso donne in prima linea in ambito giornalistico.

Molte giornaliste diventano il bersaglio di campagne d'odio semplicemente per aver parlato di opinioni altrui o per aver dato voce ai propri pensieri riguardo un argomento controverso e questo succede al di là del contesto dell'argomento o dell'opinione espressa. Twitter continua a dichiarare che gli abusi e i maltrattamenti violano le regole della piattaforma e tra questi contenuti sono inclusi tweet che promuovono violenza e/o minacce contro altre persone. Tuttavia quando ho fatto dei report per i numerosi tweet contro di me non è stato fatto assolutamente nulla. Qui sotto alcuni esempi dei messaggi che ho ricevuto:

Il sottile confine

Quando si tratta del dialogo online ci si può trovare di fronte a un confine molto sottile tra ciò che è problematico e ciò che non lo è. Sfortunatamente quando messaggi pieni d'odio vengono segnalati e perfino se gli individui in questione vengono bannati dalla piattaforma su cui il messaggio era stato pubblicato, tutto questo non ferma gli utenti dal creare un nuovo account. Ci sono sostanzialmente zero conseguenze per chi perpetra questo tipo di offesa. Il maltrattamento online è il tipo di crimine che può essere difficile da tracciare e per questo viene spesso ignorato. Il trolling abita in un'area grigia tra la libertà di parola e gli attacchi anonimi.

Molte giornaliste, me inclusa, devono affrontare le conseguenze da sole. A volte questo significa disattivare i profili social con una mossa che danneggia la condivisione del nostro lavoro e lo sviluppo della nostra notorietà. Queste minacce possono velocemente portare a giornaliste che devono cambiare il proprio numero di telefono a causa delle numerose chiamate o cambiare addirittura indirizzo a causa della condivisione online di informazioni personali o private (doxing).

Le minacce possono velocemente portare a giornaliste che devono cambiare il proprio numero di telefono o cambiare indirizzo a causa di doxing

Questi sono fattori molto reali che le giornaliste devono affrontare nel corso delle loro carriere e che possono avere effetti anche sulla salute mentale. Dover costantemente preoccuparsi dei reazioni sotto un articolo dove le persone pubblicano commenti riguardo il vostro aspetto, pubblicano commenti di natura sessuale, minacce e l'impossibilità di sapere ciò che qualcuno dietro a un computer potrebbe sul serio fare, portano le giornaliste a mettere in dubbio intere carriere e il loro valore in quanto persona.

Ho focalizzato la mia carriera sull'evidenziare questo tipo di comportamento tossico verso le donne nell'industria quindi era prevedibile che non tutti sarebbero stati d'accordo con me e che avrei ricevuto dell'odio. Sono una promotrice della questione per una ragione e sono realista sul fatto che questo porti a delle opinioni contrastanti. Tuttavia c'è una differenza tra chi esprime la propria opinione su un articolo e l'attaccare un giornalista a causa del suo sesso.

La natura stessa del partecipare a una discussione è quella di ascoltare altri punti di vista e opinioni e imparare dalle parti coinvolte nella questione. Questo è il modo in cui l'esprimere una opinione può effettivamente generare una discussione. A volte questo non è il trattamento o il rispetto che le giornaliste hanno il lusso di vivere in prima persona. Più spesso di quanto non accada, una donna riceverà odio su ogni articolo o tweet solo perché è diventata un bersaglio.

Scrivo tutto questo nella speranza di creare l'opportunità di generare una discussione rispettosa sul trattamento verso le donne dell'industria videoludica.

Qual è la soluzione?

Vi prego di prendervi un momento per pensare ai fatti: con il 73% di giornaliste che subiscono maltrattamenti e molestie online, questo argomento deve essere al centro della discussione più spesso. Per quanto qualcuno possa non essere d'accordo con ciò che un giornalista afferma, siamo umani che cercano di svolgere il proprio lavoro. Il mondo è un luogo pieno di frustrazione ed è facile prendersela con l'ambasciatore, con chi diffonde il messaggio. Ma prima di distruggere qualcuno, di insultare il loro aspetto o minacciare con violenza terrificante semplicemente perché hanno osato scrivere delle parole su una pagina, si pensi al fatto che si sta alienando una persona reale. Un articolo di questo tipo non sarebbe più necessario se ci prendessimo un momento per parlare delle nostre opinioni senza rispondere con attacchi diretti. È troppo chiedere di essere trattati in modo corretto?

Le donne devono essere più vocali nel condividere ma la pressione per il cambiamento non può essere posta solo sulle loro spalle

Ma è necessario che ci sia responsabilizzazione e vere conseguenze quando c'è spazio per questo tipo di comportamento. Per quanto non ci si possa aspettare che tutto cambi in un colpo solo, piattaforme social che rafforzano regole più stringenti nel tempo cambierebbero in primo luogo l'abilità di vessare il prossimo. Tutto questo incoraggerebbe le donne a essere più aperte riguardo le proprie esperienze e a creare un ambiente più sano per tutti. Quando una giornalista viene minacciata online bisogna prendere la cosa sul serio.

I social e i siti streaming devono fare un lavoro migliore quando si tratta delle misure di sicurezza. La velocità di risposta deve essere migliore quando un attacco viene segnalato e il ban dell'IP di un utente dovrebbe diventare una conseguenza quando la minaccia è importante. Le giornaliste devono continuare a sensibilizzare su queste tematiche e parlarne pubblicamente, è il motivo per cui io stessa lo faccio, ma questo può accadere solo se si sentono al sicuro. Per cercare di mitigare le proprie emozioni possono introdurre dei limiti o delle regole bloccando certe parole, disattivando le notifiche o cercando di ignorare i commenti. Sono elementi che potrebbero alleviare lo stress mentale che si subisce quando si ricevono molestie di questo tipo.

Le cose stanno cambiando. Diverse donne stanno prendendo posizione e stanno cercando di dare vita a una forza positiva come le diffuse accuse di abusi che sono partite nel 2019 che hanno acceso la discussione riguardo a ciò che le donne devono sopportare mentre lavorano nell'industria videoludica. Abbiamo visto una rinascita di queste iniziative l'anno scorso con un maggior numero di donne che hanno condiviso apertamente le proprie esperienze che hanno vissuto in compagnie come Ubisoft, me stessa inclusa.

Le donne sono diventate più vocali quando si tratta di condividere ma la pressione per sostenere il cambiamento non può essere piazzata solo sulle loro spalle, deve essere condivisa da tutti.

Il giornalismo può essere un lavoro stressante per chiunque ma le donne devono affrontare un ulteriore strato di tensione. C'è una costante e soverchiante paura di venire bombardate da commenti pieni d'odio che non attaccano solamente il lavoro ma l'appesto e la persona. Quando chi attacca affronta così raramente una conseguenza può essere estremamente scoraggiante e portare a molte donne che soffrono in silenzio o abbandonano carriere per cui erano estremamente appassionate perché qualcuno è stato incredibilmente offensivo, diffamatorio o "stava solamente scherzando".

Dobbiamo tutti collaborare per essere migliori. Dobbiamo riconoscere il comportamento tossico e distruttivo e invece di attaccare gli altri quando chiedono aiuto dobbiamo provare a riparare le parti fallate dell'industria che così tanto amiamo e in cui vorremmo lavorare.

Con più di dieci anni di esperienza, Mary Gushie ha permesso alla propria personalità e alla propria passione per l'industria di trasparire attraverso il suo giornalismo. È una grande promotrice delle donne nell'universo videoludico - - @girlfromcanada.

Sign in and unlock a world of features

Get access to commenting, newsletters, and more!

Related topics
A proposito dell'autore

Mary Gushie

Contributor

Commenti