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I migliori videogiochi del 2022 (gennaio-aprile)

La nostra selezione dei migliori videogiochi del primo quadrimestre del 2022.

Fastlife: secondo Urban Dictionary questa espressione anglofona, ricamata per rappresentare l'ideale della “vita veloce”, nasce allo scopo di regalare una definizione alla rapidità e alla sregolatezza dell'esistenza contemporanea. Ripreso dal rapper Gué per titolare la sua celebre serie di mixtape, il concetto di “Fastlife” incarna sì la volontà arrogante di non rinunciare a nulla ma suggerisce anche una complessa riflessione riguardo la succitata contemporaneità, una contemporaneità nella quale il tempo corre veloce come il vento e non esiste istante buono per voltarsi indietro.

Cosa c’entra tutto questo con i videogiochi e soprattutto con i migliori videogiochi del 2022? Siamo forse impazziti? No: il modello di consumo del medium ha accelerato oltre ogni limite autostradale, il nuovo grande fenomeno videoludico ormai nasce e muore nell'arco di un battito di ciglia, ed è diventato estremamente difficile riuscire a dedicare la giusta dose di attenzione a ciascuna di quelle esperienze che sarebbero meritevoli di lunghe analisi approfondite.

È per questa ragione che abbiamo deciso di inaugurare una nuova rubrica al fine di sfuggire all'incessante corsa contro l'hype per focalizzarci, a brevi intervalli, su quelle che sono state le migliori uscite sul mercato – di qualsiasi forma e dimensione – che hanno rischiato di passare in sordina in seguito all'esplosione incontrollata dei titani più ingombranti. Titani che, d'altra parte, meritano di essere trattati in egual modo, anche se nel contesto di queste analisi dovranno misurarsi da pari a pari con opere magari più piccole ma egualmente ambiziose.

Ecco quelli che secondo noi sono i videogiochi che non dovreste farvi scappare fra tutti quelli usciti nel primo quadrimestre del 2022.

Sifu

All'inizio dell'anno c'è stato un titolo che più d'ogni altro ha catalizzato l'attenzione della critica a causa della sua natura imperscrutabile – non potendosi ancorare agli stilemi di nessun genere noto – ma soprattutto della maestria tecnica capace di sorreggerlo. Stiamo parlando di Sifu, opera sviluppata e pubblicata da Sloclap che traendo ispirazione dalla tradizione dei film di arti marziali è riuscita a costruire un fantastico tessuto di gameplay d'azione che, quasi senza sforzo, si srotola lungo una serie di meccaniche mai viste prima nell'industry. Il percorso verso la maestria è fatto dalle tantissime sconfitte che Sifu infligge al giocatore allo scopo di trasformarlo in una macchina da guerra inarrestabile, trasformando un'apparente impresa impossibile in una missione abbordabile nell'arco di poche run.

Lost Ark

Dopo un esordio con il botto che l'ha visto prendersi la vetta delle principali piattaforme destinate all'intrattenimento digitale, Lost Ark di Amazon ha perso un pizzico della sua spinta iniziale ma è evidente che si tratta di uno fra i migliori MMORPG free-to-play mai realizzati. Il titolo di Smilegate fonde l'ispirazione di Diablo con le caratteristiche tipiche dell'MMO per realizzare una formula di gameplay divertente e soprattutto innovativa nei confini del genere di appartenenza. Ciò che stupisce più di ogni altra cosa è però il grado di modernità tecnica raggiunto da qualsiasi elemento di Lost Ark, dal momento che la straorinaria resa grafica e combat system s'intrecciano alla perfezione per dar vita a un titolo curato come non se ne incontravano da anni a questa parte, specialmente nel mercato MMORPG.

Horizon Forbidden West

Incarnando al massimo la formula del sequel “più grande e migliore”, Horizon Forbidden West parte dalle solide fondamenta del primo capitolo per ricamare una formula di gioco e di world building che, senza discostarsi minimamente dalla tradizione, eleva su un nuovo piano tutti gli elementi dell'amalgama. Certo, non si tratta di un titolo particolarmente innovativo né di un'opera rivoluzionaria, bensì di un contenitore limato e rifinito per accontentare i gusti degli amanti degli open-world “tradizionali”: gli scorci mozzafiato, il comparto grafico spacca-mascella e la mole di piccole attività secondarie sanno rispondere alle esigenze di tantissimi appassionati, ma il dirompente ingresso in scena di Elden Ring, d'altra parte, ha dimostrato che il grande pubblico dei videogiochi cerca e preferisce qualcosa di diverso e trasversale.

Elden Ring

Impossibile non riservare un piccolo spazio al titolo che ha letteralmente monopolizzato l'attenzione dei videogiocatori nel corso del primo quadrimestre del 2022, un'opera capace di battere i record imposti da giganti come Skyrim e The Witcher 3 candidandosi fin dalle prime battute dell'anno come indiziato numero uno per la vittoria del GOTY. Elden Ring di FromSoftware ha intrecciato in modo inedito la natura del soulsborne con una nuova lettura del segmento open-world per restituire agli appassionati una struttura di gioco, un gameplay e un world building che senza ombra di dubbio saranno destinati a fare scuola nel sottobosco di riferimento: da ora in avanti, qualsiasi opera ambientata in un vasto mondo aperto dovrà confrontarsi con l'incredibile maestria di world design messa in piedi dagli artisti di FromSoftware, un compito che non sarà per nulla facile, per non dire quasi impossibile.

Tunic

Tunic è una favola del mondo dei videogiochi: sviluppato dal Tunic Team (praticamente il solo Andrew Shouldice) nell'arco di sette anni, questo titolo d'azione e avventura da vivere attraverso un'inquadratura isometrica è molto più che un semplice “clone” di Zelda. Partendo da poche semplicissime premesse di game design, la vicenda della tenera volpe protagonista dell'opera si spalanca rapidamente tra i fondali di un mondo magico che rappresenta un maestoso inno all'universo dei videogiochi. Enigmi, scorciatoie, tesori nascosti, finali segreti e un ispirato quanto misterioso “manuale di istruzioni” sono gli elementi alla base di un piccolo grande progetto che meriterebbe più attenzione di quanta ne abbia ricevuta. Si tratta di un puro e semplice videogioco, un bel videogioco, secondo la definizione più candida e tradizionale che esista.

Triangle Strategy

Triangle Strategy è un progetto che nasce dalla collaborazione fra Artdink e Square-Enix, prevalentemente legato alla personalità di Tomoya Hasano, la firma dietro titoli come Bravely Default e Octopath Traveler. Quest'ultimo titolo, d'altra parte, aveva faticato a far breccia nel cuore degli appassionati eccezion fatta per la direzione artistica e la colonna sonora, il che potrebbe scoraggiare i veterani, ma Triangle Strategy non ha avuto paura di fare tabula rasa con un colpo di spugna per proporre un'architettura di gameplay più che efficace. Riprendendo la formula tattica a turni che ha fatto scuola in Fire Emblem e Final Fantasy Tactics, Triangle Strategy ci porta nel vivo di un conflitto internazionale fondato sul sale e sul ferro che strizza l'occhio alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin, realizzando un amalgama fatto di tradizione JRPG, intrighi da fantasy occidentale e un giocato tattico molto appagante.

NORCO

Passata praticamente inosservata sulle sponde italiane, NORCO è un'avventura grafica punta e clicca che prende per mano il giocatore al fine di trasportarlo nella realtà onirica di una distorta Louisiana del sud, in mezzo al bayou, a quelli che secoli fa erano campi di cotone ma soprattutto all'ombra dell'imponente raffineria Shell che, nel bene ma soprattutto nel male, ha segnato la storia di queste terre. Si tratta di un gioiello imperfetto che segue la tradizione del punta e clicca in pixel art, per poi mescolarla con i connotati in stile David Lynch che hanno avvolto opere come Kentucky Route Zero, senza lesinare sulle innovazioni di stampo creativo. Merita una menzione, infatti, la “mappa psichica” che consente alla protagonista Kay di effettuare collegamenti mentali in grado di influenzare l'incedere dell'intreccio. Sfortunatamente NORCO non riesce a mantenere gli elevatissimi standard dell'incipit sino ai titoli di coda ma si tratta senza dubbio di una fra le proposte più interessanti del 2022.

Vampire Survivors

Solitamente quando un titolo viene lanciato in early access con un price tag ridicolo (2 euro, nel caso specifico) e sfoggia uno stile grafico prettamente retrò, è facile pensare di trovarsi al cospetto di una produzione superficiale. Ma Vampire Survivors non è una produzione superficiale: si tratta di un “single stick shooter”, ovvero di un titolo nel quale l'unico input attivo è quello legato al movimento, nel quale il classico “auto-attack” si fonde con elementi da RPG, da looter in stile Diablo e da action isometrico per dar vita a un'esperienza tanto semplice quanto assuefacente. In Vampire Survivors non si fa altro che migliorare i propri personaggi e i propri equipaggiamenti per sopravvivere il più a lungo possibile e sterminare orde di avversari senza muovere un dito, anzi, muovendo solamente il dito che governa il movimento del personaggio.

Destiny 2: La Regina dei Sussurri

La storia di Destiny è lastricata di scintillanti alti e profondissimi bassi, di momenti nei quali Bungie sembrava destinata a conquistare il trono dell'intrattenimento e di altri in cui la rotta sembrava smarrita per sempre. C'è però una solida costante che ha guidato i Guardiani all'ombra del Viaggiatore nei momenti di massimo splendore: i riflettori puntati sulla componente della lore. Se “Il Re dei Corrotti” e “I Rinnegati” si potevano considerare le migliori iniezioni di contenuti mai realizzate proprio in ragione di questa caratteristica, “La Regina dei Sussurri” ha scelto di raddoppiare e andare all-in. Certo, c'è ancora molto da fare sul fronte della “quality of life” e il revamp delle varie sottoclassi è ancora in alto mare, ma la direzione intrapresa dalla narrativa dell'ultima campagna conduce verso quella sorta di “Avengers Endgame” di cui l'opera di Bungie sembra avere terribilmente bisogno. Chi sarà il vero cattivo? La Luce o l'Oscurità?

Strange Horticulture

Praticamente Papers Please ma ambientato nel ciclo di Cthulu, Strange Horticulture è un videogioco di genere puzzle che mette il giocatore nei panni del proprietario di un singolare negozio di fiori e piante nella misteriosa cittadina di Undermere. Mentre personaggi più che mai colorati si alternano sullo sfondo dell'attività del protagonista, questi viene rapidamente trascinato nel pieno di un vortice fatto di occultismo ed eventi paranormali, e dovrà utilizzare tutta la propria conoscenza del mondo vegetale – nonché dei misteriosi nuovi esemplari – per influenzare l'incedere degli eventi e risolvere il grande enigma che è Undermere. Si tratta di un titolo completamente diverso da qualsiasi esperienza nota, che riesce a divertire e intrattenere per tutte le cinque ore necessarie per arrivare ai titoli di coda.

Not For Broadcast

In Not For Broadcast il giocatore assume la dirigenza di National Nightly News, un canale televisivo di informazione che si trova a diventare il nucleo di una propaganda radicale. Siamo a metà degli anni '80, e in un paese europeo di fantasia un partito politico radicale di estrema sinistra prende il potere e inizia a gestire il paese secondo i più classici stilemi della distopia autoritaria. Cosa significa gestire il mondo dell'informazione in una dittatura? Come bisogna porsi nei confronti del governo e dell'opinione pubblica? Not For Broadcast è stato criticato ed elogiato in egual misura, sicuramente non sarà un capolavoro del genere, ma ha tutti gli ingredienti necessari per risultare una proposta diversa e interessante nel panorama contemporaneo, per non dire che è un progetto estremamente attuale.

Leggende Pokémon: Arceus

Ci sono due tipi di persone: da una parte ci sono coloro che vedono dietro Leggende Pokémon: Arceus l'ennesimo frutto della negligenza di GameFreak, software house che pur macinando successi si sta inimicando sempre più l'utenza “core” del brand Pokémon; dall'altra, invece, ci sono gli ottimisti che vedono dietro questo videogioco la prima mattonella di quelle che potrebbero tramutarsi nelle nuove fondamenta del brand videoludico. Quel che è certo è che Leggende Pokémon: Arceus rappresenta una creatura nuova, al netto dei difetti e delle sbavature, e quello di “novità” è un concetto che è rimasto alieno a GameFreak per tanti, troppi anni. Forse il futuro di Pokémon sarà diverso dalla Hisui protagonista di questa iterazione, forse la tradizione e l'innovazione si fonderanno cercando basi in comune fra le uniche due visioni della serie che finora abbiamo potuto toccare con mano, ma dobbiamo ammetterlo, trovarsi di fronte a qualcosa di inedito è stato come prendere una fresca boccata d'ossigeno.

OlliOlli World

La serie OlliOlli era già riuscita a creare una nutrita community di appassionati, pronti a considerarla una fra le migliori interpretazioni – pur se scanzonata – del mondo dello skateboard. Con OlliOlli World, d'altra parte, Private Division ha finalmente varcato la soglia del must play, presentando al pubblico un'opera divertente, appagante, bella da vedere e appassionante da giocare. Si tratta di un gioco a piattaforme con elementi d'azione che mescola i tecnicismi dello skate insieme a missioni, sfide e strambi personaggi, disegnando i contorni di uno spensierato viaggio nel mondo di Radlandia. Per chi ama lo skate e Adventure Time beh, sul mercato non avete altre opzioni al di fuori di OlliOlliWorld.

Tiny Tina's Wonderlands

Ci sono due tipi di videogiocatori: quelli che adorano la formula da loot shooter umoristico di Borderlands e quelli che invece la sopportano a fatica. Personalmente ho sempre fatto parte della seconda categoria ma Tiny Tina's Wonderlands è l'esempio perfetto di come, di tanto in tanto, un tutto nella follia sia la scelta migliore per valorizzare il proprio brand. Un po' come era successo con Far Cry: Blood Dragon, Tiny Tina's Wonderlands prende la formula del suo fratello maggiore per buttarla completamente in caciara, imboccando un'inaspettata deviazione nell'universo ruolistico e raddoppiando su tutti gli elementi della formula, dal numero di classi alla follia delle armi, regalando un sapore inedito a una ricetta già trita e ritrita.

Final Fantasy VI Pixel Remaster

Sono in tanti, là fuori, a ritenere Final Fantasy VI, l'epopea di Terra Branford e il piano di Kefka Palazzo, come uno dei punti più alti raggiunti dalla leggendaria saga dell'oggi Square-Enix. Se le cosiddette “Pixel Remaster” dei precedenti capitoli erano state accolte con entusiasmo, quella dedicata al sesto si configura invece come uno spartiacque, non solo restituendo spolvero all'opera ma probabilmente costruendo la migliore versione disponibile di uno fra i JRPG più influenti nella storia del genere. Certo, ci sono un paio di passaggi discussi e un'unica scena che è stata “ricreata” grazie alle possibilità offerte dall'HD 2D, ma l'operazione nel suo complesso ha dato i natali al miglior modo di godere di uno fra i migliori Final Fantasy mai realizzati.

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.

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