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Monument Valley 2 Panoramic Edition, la Recensione

Un puzzle game poetico e ispirato.

È tutta una questione di prospettiva. A volte situazioni che ci sembrano impossibili tutto d’un tratto sembrano semplificarsi, se osservate da un punto di vista diverso. Tutto cambia: un passaggio laddove pochi istanti prima c’era un muro, una porta che si apre e che prima sembrava essere ermeticamente chiusa.

Ciò che pensiamo essere impossibile diventa possibile, illusioni ottiche si dissolvono davanti ai nostri occhi mostrandoci la via. Un po’ come la famosa sequenza “il cucchiaio non esiste” del primo amatissimo Matrix: la logica implica che ogni cosa sia nota e debba seguire certi schemi ma la natura è tutt'altro che logica.

In quel contesto Neo deve abbandonare ciò che pensa siano i costrutti della realtà, e cominciare a credere che tutto ciò che vediamo non sia necessariamente vero e debba seguire le leggi del mondo reale. Nel caso di Monument Valley, la protagonista (e noi che la controlliamo) deve comprendere che per raggiungere il suo scopo dev’essere in grado di vedere oltre i propri occhi. Solo così potrà comprendere il mondo che la circonda e manipolarlo secondo la sua volontà.

Monument Valley apparve sui nostri schermi per la prima volta nel 2014, quando Ustwo Games rilasciò questo titolo per i nostri cellulari (Apple, Android e Windows). Il gioco ricevette commenti positivi, anche se il consenso generale puntò su un unico difetto: la non eccessiva difficoltà. Il titolo infatti prevede dieci livelli, che un amante dei puzzle è in grado di finire in meno di un’ora.

Il secondo capitolo di Monument Valley introduce livelli che devono essere completati con l’aiuto di nostra figlia, che segue in parallelo i nostri movimenti.

Ma può questo essere davvero considerato un difetto, quando il gioco ci viene presentato in una veste così piacevole, rilassante e allo stesso tempo in grado di indurci stupore, meraviglia e sorpresa? Questa è una domanda che forse richiede una risposta complessa, adatta al mercato odierno dei giochi.

Gli ultimi anni ci hanno abituato a giochi estremamente lunghi, difficili, in grado di offrire centinaia di ore di gameplay per essere completati in tutto e per tutto. Ma una vita frenetica, un lavoro incessante e una famiglia da mantenere spesso non si sposano bene con sessioni di gioco da 7-8 ore giornaliere. Col risultato che questi titoli, che ci promettono mondi enormi da esplorare, spesso vengono relegati ad una mensola virtuale nelle nostre librerie digitali già straripanti di titoli, per poi fare spazio al prossimo gioco che sicuramente sarà in grado di farci esplodere la testa con le sue lande sconfinate e le centinaia di quest da completare e luoghi da sbloccare, perpetrando così un ciclo costante di hype e abbandono.

Monument Valley non è così. È un gioco che chiede una piccolissima parte della nostra attenzione ma che promette una esperienza indimenticabile. Perché non è necessario stravolgere le nostre menti con iperrealismo ed effetti grafici incredibili. A volte basta semplicemente una meccanica di gioco elementare, che si evolve nel tempo sbloccando in noi quel senso di “ahhh, ho capito come funziona”.

Ruotare un ponte per creare strutture impossibili, degne del maestro Escher.

In Monument Valley, nei panni di Ida, ci muoviamo in paesaggi surreali con strutture che sono in parte in rovina, e il nostro scopo è semplice: ricostruire ciò che un tempo erano monumenti di importanza sacra, manipolando le leggi della fisica e dell’immaginazione, creando corridoi, passaggi, e aprendo porte. Il tutto permeato da un illusionismo di cui Escher è stato maestro nei suoi dipinti impossibili, fatti di cascate che riciclano la propria acqua in un loop infinito, mani che disegnano se stesse e forme geometriche che fanno strabuzzare i nostri occhi nel tentativo di comprenderle.

Le meccaniche sono davvero semplici: bisogna manipolare ponti, piattaforme e flussi d’acqua con lo scopo di creare un passaggio per Ida e permetterle di raggiungere l’uscita. Il gioco non ha tutorial e ci presenta i livelli in una sequenza progressiva di difficoltà, lasciando a noi il compito di sperimentare e comprendere come funziona il mondo di Monument Valley, e come utilizzarlo a nostro vantaggio.

Ed è questo a nostro avviso uno dei punti di forza. Nessuna guida, nessun tooltip, nessuna voce narrante. Solo noi, il nostro cervello, la poesia di questo titolo e una colonna sonora estremamente piacevole, rilassante, che accompagna il nostro cammino esplorativo attraverso i vari livelli, scoprendo una storia delineata a tratti, quasi abbozzata, che si fa chiara col passare del tempo. La collection che abbiamo provato include il primo titolo, due mini-avventure aggiuntive, il secondo capitolo e un piccolo add-on creato apposta per promuovere una petizione ambientalista, con il fine di piantare più alberi e salvare le nostre foreste.

I corvi sparsi per alcuni livelli ci impediscono di procedere, costringendoci a trovare un’altra via.

Monument Valley 2 Panoramic Edition offre 4-5 ore di gioco che sembrano volare via come una brezza estiva. È un titolo che può ben considerarsi un classico, un passatempo gentile, onesto e delicato nella sua forma e presentazione; un piacere per gli occhi per la sua grafica minimalista, una gioia per le orecchie per la sua musica d’accompagnamento perfetta in ogni nota.

Se la longevità è ciò che vi spaventa, basta tenere a mente che i videogiochi non sempre devono essere consumati come una serie TV di Netflix; possono essere apprezzati anche a piccole dosi, senza corsa, senza fretta.

Basta cambiare la prospettiva con cui vediamo il nostro intrattenimento, e tutto ha senso. Basta essere aperti a vedere le cose attorno a noi, con occhi diversi. E di colpo la soluzione ai nostri problemi, ci appare evidente, come se fosse sempre stata lì di fronte a noi tutto il tempo.

8 / 10
Avatar di Alberto Naso
Alberto Naso: Appassionato di videogiochi fin dall'infanzia, non sembra voler smettere da adulto. Streaming, articoli e la gestione di un negozio di giochi riempiono le sue giornate, col desiderio di giocare sempre un'altra partita. Potreste incontrarlo molto probabilmente nelle vaste terre di Azeroth.

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