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Sviluppare videogiochi non profit: gli ostacoli sono quasi insormontabili

La comunità indipendente Glitch ci parla di queste difficoltà.

Il videogioco indipendente è sempre stato il mezzo più adatto per trasformare in un'esperienza interattiva tutte quelle tematiche, non solo sociali, che solitamente fanno fatica a trovare spazio tra le colossali produzioni tripla A firmate dai giganti di questo settore.

Se negli ultimi anni abbiamo potuto apprezzare una buona varietà di indie in grado di commuovere e far riflettere il giocatore, sembra che i videogiochi non profit non riescano minimamente ad emergere, ed è un peccato considerando come questi titoli potrebbero essere ancora più scevri dalle logiche di mercato asservite al profitto.

Il problema, stando a una testimonianza diretta, sarebbero le grandi piattaforme che ospitano i videogiochi, proprietà di compagnie tentacolari come Microsoft, Sony, Valve e Nintendo. Questa è almeno l'opinione di Glitch, una comunità di sviluppatori con sede nel Minnesota che favorisce la diffusione delle arti e dell'educazione.

Intervistati da Polygon, i rappresentanti di Glitch hanno illustrato i molteplici ostacoli che un autore è costretto a superare nello sviluppo di un gioco non profit, portando come esempio due recenti titoli realizzati dai membri della comunità, HyperDot di Tribe Games e Optica di Graveck Interactive. "Quando siamo entrati nella fase di pubblicazione, abbiamo cominciato a lavorare per organizzare il lancio dei giochi sulle diverse piattaforme", spiega Evva Kraikul, executive director di Glitch.

"Tenendo a mente che il nostro status di organizzazione non profit fosse unico, abbiamo contattato Sony per chiedere delucidazioni sulla pubblicazione, e dopo qualche mail ci è stato detto che avrebbero accettato come publisher esclusivamente società registrate a scopo di lucro. Abbiamo contattato nuovamente l'azienda per capire come questo fosse possibile, ma il loro reparto per gli sviluppatori ha smesso di risponderci."

Il non profit in altri settori come quello dell'editoria, della musica e del cinema ha trovato il proprio spazio grazie a una particolare designazione che identifica le società senza scopo di lucro, designazione che però ancora manca nell'industria dei videogiochi. "Sapevamo che contattare le altre piattaforme come Microsoft, Valve e Nintendo sarebbe stato inutile, dopo la lezione inferta da Sony", prosegue Kraikul. "Mancano le designazioni per gli studi non profit, quindi l'unica possibilità che avevamo era quella di pensare a delle soluzioni che ci permettessero di arrivare alla pubblicazione, in un modo o nell'altro."

Glitch ha pensato quindi di realizzare una organizzazione a scopo di lucro come sussidiaria a quella principale. Questa si sarebbe occupata di pubblicare i videogiochi realizzati dai membri di Glitch, destinando i proventi a progetti d'impatto sociale. "Così facendo, possiamo pubblicare su tutte le piattaforme rimanendo fedeli alla nostra mission, alla nostra filosofia e ai nostri obiettivi. Questa soluzione ha però generato ulteriori problemi, dato che le due società sono profondamente diverse e devono essere gestite separatamente, con i costi accessori che sono saliti alle stelle."

Nonostante le difficoltà, Evva Kraikul rimane ottimista per il futuro. "Credo che ci sono sempre un maggior numero di organizzazioni che operano con la nostra stessa filosofia", afferma. "Con un po' di fatica, le piattaforme accoglieranno progetti come il nostro in futuro, specialmente elaborando regimi di tassazione che includano le deduzioni che spettano alle organizzazioni non profit".

Qual è la vostra opinione sul tema? Vorreste che progetti non profit riuscissero ad arrivare sul mercato con più facilità? Quali sono secondo voi le potenzialità di queste organizzazioni nello sviluppo di videogiochi?