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Gamescom 2019: Dying Light 2 - anteprima

Uno dei progetti più interessanti della fiera!

Il successo commerciale e di critica del primo Dying Light fu un qualcosa di tutt'altro che scontato. La formula open world caratterizzata da un'esplorazione incentrata molto sulla verticalità degli ambienti di gioco, sul parkour, oltre che su di un combat system arioso e vario grazie ad una componente di crafting ben strutturata, hanno portato il titolo oltre le aspettative dello stesso team di sviluppo, Techland.

Il seguito, quindi, era pressoché inevitabile, e la prima bomba è arrivata da un nome: Chris Avellone. La collaborazione di una firma così di prestigio ha stuzzicato non poco la curiosità e l'hype di molti. Uno dei primi aspetti in cui questo sequel si preannuncia rivoluzionario, infatti, investe proprio il comparto narrativo.

Laddove il primo capitolo riusciva ad offrire una formula survival cooperativa nel complesso efficace dal punto di vista ludico, fu proprio la narrativa a non assestarsi sui livelli qualitativi del resto dell'esperienza, risultando piuttosto anonima. Consci di ciò, i ragazzi del team polacco hanno investito ingenti risorse nel costruire un'esperienza profondamente d'impatto, incentrata su bivi sostanziali. Le scelte del giocatore, di qualsiasi entità esse siano, determineranno in Dying Light 2 la caratterizzazione del mondo di gioco, le vicende del plot, il destino di alcune comparse e persino la scoperta o meno di taluni distretti della consunta metropoli, con specifiche tipologie di nemici annesse.

Il drop kick con cui colpire i nemici rende l'azione estremamente dinamica e spettacolare. Tra un balzo e l'altro ci sarà da divertirsi.

Le vicende narrate in Dying Light 2 si svolgono 15 anni dopo i fatti di Harran. L'universo di riferimento è lo stesso, così come la piaga virulenta che si è abbattuta sulla popolazione. Adrian Ciszewski, chief creative director del progetto, ha già più volte ribadito, tuttavia, che non ci sarà un filo conduttore diretto tra quanto narrato in questo sequel ed il suo predecessore. Soltanto il background è il medesimo, con tutta una serie di rivisitazioni che accompagneranno anche la struttura di gioco, ed in particolare la gestione del ciclo giorno/notte.

Se nei panni di Kyle Crane la notte era per lo più un espediente per creare tensione nel giocatore, il quale si vedeva spesso costretto a fuggire per mettersi in salvo dalla minaccia dei Degenerati, in Dying Light 2 il tempo è stato prezioso; ha permesso di adottare contromisure alla loro presenza. Ecco, quindi, che la notte diviene un momento molto più integrato e legato all'esplorazione, in cui il nostro alter-ego potrà eseguire azioni specifiche o scovare oggetti preziosi. Purtroppo, non possiamo ancora essere molto precisi in questo, e soltanto una build più completa del titolo potrà illuminarci, tuttavia ci sembravano premesse importanti da sottolineare.

Confessiamo senza alcuna remora di essere rimasti piuttosto delusi quando abbiamo scoperto che qui a Colonia non avremmo potuto mettere le mani sul gioco. Ancora una volta, infatti, Techland ci ha proposto un hands-off sulla medesima build vista in occasione della fiera losangelina. Non solo: persino le scelte chiave operate, con i conseguenti bivi narrativi, erano identiche. Ecco, dunque, che tra le macerie desuete del secondo distretto abbiamo assistito nuovamente all'inseguimento da parte di Aidan al furgone dei Rinnegati, per convincere Il Colonnello a collaborare e sbloccare le pompe idriche. A tale decisione é seguito il decesso dell'amico Frank, che non abbiamo soccorso, ed esattamente allo stesso modo la sequenza, della durata di 30 minuti circa, si è chiusa con il plot twist: la rivelazione della fatiscente metropoli subacquea, e con essa di una nuova tipologia di nemici infetti.

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Onore al merito, tuttavia: Dying Light 2 più si mostra e più accresce una certa fregola interiore. Tutti i tasselli paiono al proprio posto: rinnovate meccaniche di parkour, le quali sfruttano un environment ancora più elaborato e verticale, un sistema di combattimento che mantiene la sua essenza cruenta ed un impatto visivo soddisfacente sono gli ingredienti giusti per completare la portata principale: il sistema di progressione narrativa incentrato su scelte così sostanziali ed impattanti in termini di gameplay, che è la vera punta di diamante della produzione.

L'occasione è stata ghiotta anche per porre direttamente qualche domanda al team di sviluppo, che tuttavia non si è sbottonato più di tanto. Soprattutto sulla narrativa, che è naturalmente l'aspetto sul quale vorremmo conoscere ulteriori dettagli con una certa smania. In merito, tutto ciò che hanno potuto offrirci è stato un notevole apprezzamento per la nostra brama di conoscenza, oltre a rassicurazioni di rito sull'impegno profuso nella scrittura.

Sono arrivate anche conferme importanti per aspetti essenziali del primo Dying Light, quali la cooperativa (supportata fino a 4 giocatori anche in questo sequel) e sul crafting, nuovamente centrale nell'economia dell'esperienza. In particolare, in merito alla possibilità di giocare l'intera campagna in compagnia di amici, il team ci ha tenuto particolarmente a sottolineare l'importanza di un discreto impatto di questo aspetto sulla vicenda somministrata al giocatore. Unendosi ad una partita altrui, infatti, potremo vedere un mondo di gioco potenzialmente opposto al nostro, con sezioni e nemici mai comparse nei nostri 7 distretti. Per ultimo, vi segnaliamo che il team non ha voluto rispondere neanche a domande su modalità multiplayer alternative, lasciandoci intuire che potrebbero arrivare novità su questo fronte.

Aidan Caldwell è il nuovo protagonista. Purtroppo, su di lui non si sa ancora molto.

Senza troppi giri di parole, Dying Light 2 è uno dei progetti più interessanti e d'impatto che si è mostrato in fiera, ed in generale negli ultimi anni. Un sequel che sembra avere tutte le carte in regola per superare a pieni voti il confronto con un precedente capitolo di successo e dall'ottimo livello qualitativo. Certo, avrebbe avuto plausibilmente più senso mostrare qualcosa di diverso almeno per quanto concerne i bivi e le scelte operate nei momenti clou, ma evidentemente lo stato dei lavori non lo ha permesso. E, ad ogni modo, per noi va bene ugualmente. Perché il problema di Dying Light 2 pare essere uno soltanto: che vogliamo metterci le mani sopra ora, e come gli infanti capricciosi trascorreremo l'attesa sino alla primavera del prossimo anno senza darci pace.