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Dragon Age: Inquisition, ritorno alle origini - review

BioWare torna a far innamorare.

BioWare è uno dei pochi sviluppatori in grado di scatenare del vero e proprio amore tra i suoi fan. Questo è capace di rendere i picchi di affetto persino più alti, ma anche di scatenare scenate incontrollabili in caso di tradimento. E per molti fan i tradimenti sono stati molteplici e tutti derivano da un'unica grande peccato originale: l'essere stata assorbita da Electronic Arts.

Il colosso americano è visto, a torto o a ragione, come la fonte di tutti i mali e al legame con esso sono stati attribuiti i problemi avuti con Dragon Age 2, il fallimento di The Old Republic e l'incomprensione del finale di Mass Effect 3.

Bioware è però uno sviluppatore di razza e al posto di farsi trascinare nell'oblio ha deciso di rimboccarsi le maniche e fare quello che sa fare meglio: un gioco di ruolo di stampo occidentale.

Tre anni di lavoro dopo nasce Dragon Age: Inquisition sotto il pesante fardello della rivalsa, ma questo non ha impedito a Bioware di essere ambiziosa, tutt'altro. Laddove Origins tentava di recuperare meccaniche prese di peso dal passato e fondava un lore tanto affascinante quanto originale, Dragon Age: Inquisition prende semplicemente tutto quello che è stato fatto finora e lo esplode su di un territorio vastissimo, popolato da lotte intestine e il solito enorme pericolo che mette a repentaglio tutta Thedas.

Diversi volti noti torneranno in Inquisition.

La nuova avventura prende il via durante il massacro che avviene durante il Concilio, la riunione nella quale si cercava di ricomporre la frattura avvenuta tra Maghi e Templari. Le vicende prendono piede immediatamente dopo la fine di Dragon Age II, solo che le cose non sono andate esattamente come previsto.

La guerra civile infiamma tutto il Ferelden e il conflitto tra le due fazioni, ora che tutti i leader sono morti, appare ancora più insanabile. Soprattutto ora che l'Inquisizione, l'organizzazione che è sorta per sanare questo conflitto e soprattutto per chiudere i portali che si sono aperti nei cieli di Thedas, ha scelto come suo Araldo l'unico sopravvissuto al massacro. Questo eroe sarà interpretato, ovviamente, da voi, l'unico in possesso del potere di chiudere i portali e ricacciare indietro le creature demoniache che fuoriescono da essi.

Senza rovinarvi la sorpresa vi diciamo solo che questo è solo l'incipit di una storia molto più vasta, avvincente ed intricata, che attraverso il sito DragonAgeKeep.com è in grado persino di rispettare molte delle scelte che avete preso nei precedenti capitoli. Nel caso in cui non abbiate giocato a Origins o a DAII, o nel caso in cui il sito non riesca a recuperare i vostri salvataggi, potrete riscrivere da capo la vostra storia, così da ripassare o imparare le vicende che hanno preceduto ed influenzeranno Dragon Age: Inquisition.

Questo perché il lavoro svolto da Bioware è davvero sorprendente. Non solo gli sviluppatori hanno creato un universo vasto, variegato e complesso, con una trama avvincente, ben scritta e persino longeva, ma hanno legato tutto a doppia mandata con il passato della serie. Già dopo pochi minuti incontrerete Varric e coloro che stavano assistendo al suo interrogatorio, ma le sorprese non sono finite qui, dato che progressivamente incontrerete nuovamente tanti volti noti e riattraverserete luoghi conosciuti.

La varietà di armi ed armature è davvero sorprendente.

Gli sceneggiatori di Bioware sono stati bravi nel legare tra di loro tutte queste cose, oltre che, come al solito, nel tratteggiare un cast di comprimari davvero riuscito con i quali stringere amicizia, battibeccare o intrecciare una relazione sentimentale. Per la prima volta gli sviluppatori hanno creato dei personaggi omosessuali dall'orientamento ben definito, con i quali intrecciare un rapporto che varia a seconda del personaggio che avrete creato attraverso il potente editor.

Tutto questo fa da contorno ad una storia che ingrana immediatamente e dà il via ad un'escalation di eventi davvero sorprendenti e interessanti. Il rovescio della medaglia è che spesso il senso di urgenza che vogliono trasmettere gli sviluppatori scema di fronte all'impostazione di gioco che vi consente di esplorare liberamente tutti gli anfratti della mappa o di modificare l'arredamento della vostra fortezza anche durante l'apocalisse.

Questa però è una cosa che succede in tutti i giochi di ruolo. Anche in Origins. La novità principale tra il capostipite e Dragon Age: Inquisitionè data dalle dimensioni del gioco. Non si tratterà più di istanze limitate, ma di un intero continente da esplorare e scoprire (a pezzi) dal retrogusto alla The Elder Scrolls V: Skyrim.

Dragon Age: Inquisition alterna infatti fasi di esplorazione durante la quale potrete girovagare liberamente in ampie porzioni del Ferelden e di Orlais, sia fasi più guidate, nelle quali gestire la crescita e l'espansione dell'Inquisizione o seguire l'evolversi della storia.

Bioware ha diviso il gioco in due sezioni ben distinte e ha riempito ognuna di esse con decine di cose da fare, materiali da cercare o missioni da completare. Nei luoghi chiusi le reminiscenze dei primi due Dragon Age si fanno più forti. Dovrete, infatti, semplicemente trovare la strada giusta all'interno di questi labirinti, facendo fuori tutto quello che di ostile incrocerà il vostro cammino.

In questo caso i combattimenti potrebbero assomigliare di più a quelli del secondo capitolo, ovvero un gameplay più votato all'azione per via di bassi tempi di ricarica delle abilità, con la grossa differenza che in Dragon Age: Inquisition tali confronti saranno decisamente più equilibrati. L'alto grado di difficoltà, infatti, è dato dalla complessità degli scontri e non da qualche banale trucchetto, come per esempio il far comparire un assassino alle spalle dell'healer.

Anche perché in Dragon Age: Inquisition non ci saranno curatori o magie in grado di restituire vitalità ai membri del party. Sarete dunque costretti a centellinare le pozioni e a riempirle non appena è possibile presso un campo base o in casse sparse per i livelli.

In questo modo Bioware costringe i giocatori ad utilizzare il proprio party in una maniera più ragionata, sempre che non si voglia soccombere sotto i colpi nemici. I maghi per esempio dovranno preoccuparsi di proteggere il party con le barriere e cancellare gli effetti negativi, ma dovranno anche fare danno. I guerrieri , invece, non saranno più semplicemente dei Tank o dei damage dealer, ma saranno fondamentali per controllare i combattimenti, dato che dovranno cercare di tenere distanti i nemici da caster, arcieri o dal protagonista.

I draghi sono temibili, ma i giganti non sono da meno.

Molti dei combattimenti che incontrerete, infatti, saranno incentrati su di una meccanica che costringerà un membro del gruppo a concentrarsi su di un'operazione specifica come la chiusura di un rift o l'attivazione di un interruttore, azioni che concentreranno su di lui le attenzioni dei nemici che dovranno essere tenuti lontano attraverso l'utilizzo degli altri membri del gruppo.

Dragon Age: Inquisition vi darà sia la possibilità di controllare singolarmente tutti i membri del party, sia di scegliere un singolo elemento lasciando che sia l'intelligenza artificiale a gestire gli altri. Per far sì che che si comportino in maniera ottimale potrete stabilire delle semplici regole da seguire. Potrete stabilire quante pozioni avanzare, in modo che siate voi gli unici a decidere quando consumare le ultime, o potrete impostare per ogni abilità la frequenza con la quale verrà utilizzata in battaglia.

In questo modo avrete sufficienti strumenti per definire una tattica di squadra sensata che non vi costringerà a dover tornare ogni pochi secondi su di ogni personaggio. Non capiamo infatti perché Bioware abbia deciso di eliminare la coda di comandi dalla serie, costringendovi a dover intervenire frequentemente su ogni personaggio, soprattutto nel caso in cui abbiate selezionato un livello di difficoltà elevato e attivato il fuoco amico, dato che i combattimenti metteranno alla prova le vostre capacità. Giocando con una difficoltà minima potrete invece godervi senza troppi problemi la storia, combattendo quasi sempre in tempo reale.

Coloro che non vogliono perdersi un singolo momento della battaglia potranno invece attivare la visuale tattica. Questa consente di bloccare il tempo in modo che possiate dare con tutta calma le istruzioni al gruppo. Un'opzione fondamentale per godere del bilanciamento del combat system, ma non sempre ben implementata su console. Negli spazi ristretti la telecamera tende infatti a impastarsi con i muri e il cirsore ha la brutta tendenza ad incastrarsi contro i muretti un po' troppo alti. Inoltre è poco pratico che la telecamera continui a ritornare in posizione ogni volta che si cambia di personaggio, costringendo a fare avanti e indietro con il cursore nel caso in cui si voglia dire a più eroi di attaccare lo stesso nemico.

Diversi momenti sono piuttosto epici.

In campo aperto le cose vanno meglio, anche grazie alla presenza di meno ostacoli sul campo di battaglia. Va detto comunque che in nessun caso questi problemi pregiudicano l'esperienza, ma possono creare un po' di noia.

Esattamente come avviene coi i menù di gestione dell'inventario, sicuramente nati su PC dove grazie a shortcut e un numero superiore di tasti è possibile entrare ed uscire direttamente dalla sezione corretta. Su console dovrete navigare attraverso troppi strati di informazioni testuali, male organizzate e poco adatte al controllo tramite pad.

Ci viene da pensare che forse i problemi sorgono quando occorre gestire e classificare così tanti oggetti differenti. Tra armi, armature e accessori ci sarebbe già un bel da fare, se a questi aggiungiamo i materiali per migliorare l'equipaggiamento, quello per creare pozioni più potenti, per migliorare la dotazione dei soldati dell'inquisizione, o per creare nuovi arredi per la vostra base, allora capirete quale sia il quantitativo di roba che Bioware ha stipato all'interno del gioco.

Senza considerare il numero enorme di segreti, missioni secondarie e portali da chiudere che è possibile trovare all'interno delle zone open world di Thedas. Dragon Age: Inquisition, a differenza di Skirim o Fallout, non è composto da un'unica mappa continua, ma da una serie di mappe aperte sufficientemente ampie da contenere decine di cose da fare. Potrete accedere ad ognuna di esse tramite il Tavolo di Guerra, ovvero lo strumento che l'Inquisizione utilizza per pianificare la sua espansione.

Su di esso compariranno sia le Operazioni, ovvero missioni secondarie che dovrete affidare ad un collaboratore, sia le missioni della storia che il protagonista dovrà affrontare in prima persona. Per sbloccare queste ultime vi saranno richiesti dei Punti Potere, ovvero dei favori che l'Inquisizione guadagnerà portando a termine diversi compiti in tutta Thedas.

La varietà, perlomeno formale, di cose da fare è molto alta e andrà dal raccogliere il cibo per gli abitanti delle città al trovare gli indizi dei Custodi Grigi sparsi per la mappa. In altre parole Dragon Age: Inquisition sorprende per l'enorme quantitativo di contenuti, che sicuramente intratterranno tutti coloro che si lasceranno coinvolgere dalla storia dell'inquisizione e che aiuteranno il conteggio delle ore a salire velocemente verso cifre piuttosto alte.

Se inizialmente potreste sentirvi un po' spiazzati di fronte alle tante possibilità offerte, presto capirete come collezionare velocemente nuovi punti, in modo da poter avanzare con la storia.

Una delle poche cose che non abbiamo apprezzato è la tendenza dei nemici casuali ad adeguarsi al livello del nostro party, cosa che rende sicuramente più divertente ed impegnativo ogni scontro, ma smorza un po' la sensazione di potere e di crescita del party. Almeno fino a quando non riuscirete a stare davanti ad un drago per affrontarlo; in quel caso capirete di "essere diventati grandi".

Non ci saranno da visitare solo spazi aperti e selvaggi, ma anche ricche città.

A corollario di questa esperienza enorme c'è una modalità cooperativa per quattro giocatori. La nostra esperienza in questi giorni di test ci ha detto di una sezione non particolarmente brillante, avendo avuto diversi problemi di connessione, ma nel caso abbiate altri tre amici in possesso del gioco potreste decidere di esplorare lunghi livelli infestati dai nemici alla ricerca di denaro, esperienza ed equipaggiamento grazie al quale potenziare il proprio personaggio online.

Essendo in quattro è stata disabilitata la visuale tattica e dovrete giocare in modalità action. Una volt sbloccate le prime abilità sarà possibile anche divertirsi per qualche partita, sembra che riusciate a trovare un party equilibrato, grazie al quale sopravvivere ai tanti nemici.

Dal punto di vista tecnico l'ultima fatica di Bioware alterna una direzione artistica eccezionale, in grado di tratteggiare nemici affascinanti e paesaggi mozzafiato, con alcuni elementi meno raffinati, come alcune animazioni dei personaggi, compenetrazioni e bug vari.

Su Xbox One la risoluzione raggiunta è inferiore al FullHD, fattore che rende alcuni elementi sullo sfondo non perfettamente definiti e alcune scalettature piuttosto evidenti. Il frame rate appare invece molto solido durante le fasi di gioco, mentre talvolta singhiozza durante le scene filmate, soprattutto quelle nelle quali i dettagliatissimi volti dei protagonisti sono in primo piano. Per il confronto con le altre piattaforme aspettatevi però a breve un Digital Foundry.

In presenza di un drago vi conviene scappare, a meno di voler testare la forza del vostro party.

Durante la nostra partita abbiamo incontrato anche alcuni bug che ci hanno costretti a ricaricare l'ultimo salvataggio, per fortuna il sistema di check point si è rivelato piuttosto efficiente.

Nel complesso, però, Dragon Age: Inquisition è davvero piacevole da osservare, principalmente per la maestria di Bioware nel saper abbinare i colori e nel saper creare scenari da favola. Rimarrete, infatti a bocca aperta davanti a cascate che sgorgano da una montagna, o osservando un gigante e un drago che si fronteggiano sul bagnasciuga di un mare in tempesta.

Strepitose sono anche le musiche, in grado di sottolineare nel miglior modo possibile l'epicità di molte scene. Memorabile oltretutto la scena cantata, ma non aggiungiamo altro per paura di rovinare la sorpresa.

Con Dragon Age: Inquisition, Bioware ha mandato un messaggio forte e chiaro: non solo lo sviluppatore è vivo e vegeto, ma è anche in grado di sviluppare un gioco di ruolo moderno nelle meccaniche e nella narrazione, che travolge il giocatore con una mole di contenuti enorme, sorretta da un buon sistema di combattimento ibrido, in grado di soddisfare sia gli amanti della tattica che coloro che sono alla ricerca di un'esperienza più immediata.

Un acquisto imprescindibile per tutti gli amanti del genere che risente un po' di una versione console leggermente sottotono, per via di un sistema di controllo tattico poco funzionale, di una gestione dei menù confusa, di qualche bug di troppo e di una resa grafica un po' sporca.

Questo comunque non compromette un'esperienza di alto livello, soprattutto contenutistico, ma ci spinge a consigliarvi di prendere in considerazione prima la versione PC, sempre che ne abbiate la possibilità. In questo caso aggiungete pure un punto al voto qui sotto.

8 / 10
Avatar di Luca Forte
Luca Forte: Luca si divide tra la gestione del ruspante VG247.it e l'infestare Eurogamer con i suoi giudizi sui giochi sportivi, Civilization, Fire Emblem, Persona e Football Manager. Inviato d'assalto, si diverte a rovinare le anteprime video dei concorrenti di tutto il mondo in modo da fare sembrare le sue più belle.

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Dragon Age: Inquisition

PS4, Xbox One, PS3, Xbox 360, PC

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