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Silent Hill

Cronache di un incubo avvolto nella nebbia.

Un'immagine sbiadita, una scritta apparentemente priva di senso e la musica di un grammofono gracchiante in sottofondo: iniziava così, nel lontano 1999, il celeberrimo Silent Hill, uno dei survival horror più rivoluzionari e disturbanti mai apparsi su console e destinato a cambiare, da lì in avanti, la concezione dell'oggi abusato horror videoludico.

Siamo negli anni della prima "era Sony", nel periodo di massima apoteosi dell'indimenticata Playstation, e l'intero mondo aveva da poco sperimentato sul proprio pad il terrore della morte vivente portato da Resident Evil. Mettersi alla prova con un genere dove Capcom sembrava destinata a dettar legge, forte di un franchise dalle ottime prospettive e capace di riscuotere un successo oceanico di pubblico, poteva sembrare un azzardo anche per una software house dalle spalle ben coperte come Konami.

Ma, a dispetto di ogni previsione, a meno di tre anni di distanza dalle fatiche di Chris Redfield gli studi di KCET ritennero maturi i tempi per presentare la propria rivisitazione digitale dell'horror, caratterizzata da una componente psicologica così matura e profonda da dimostrarsi unica nel suo genere. La battaglia per il dominio della paura da salotto era ufficialmente aperta.

Harry Mason, protagonista del gioco, si mette in bella posa di fronte alle telecamere.
Salute di Harry in diminuzione in 3, 2, 1...

Se volessimo riassumere in una sola parola il leit motiv di Silent Hill, nulla sarebbe più adatto di "angoscia". Se da una parte i designer di casa Capcom cercavano di far leva sul senso di impotenza del giocatore, ponendolo di fronte a orde di zombie famelici e a situazioni dove l'assenza di piombo si sarebbe dimostrata quasi sicuramente fatale, l'armata Konami focalizzò i propri sforzi nel tentativo di dare vita ad una dimensione più introspettiva, popolata da aberranti demoni personali, proiezioni delle più recondite fobie del protagonista, e pregna di atmosfere deliranti capaci di insinuarsi subdolamente sotto la pelle del giocatore: un viaggio all'interno degli anfratti più tormentati dell'animo umano, materializzatosi per l'occasione in una silenziosa cittadina sperduta tra le colline.

Gli eventi narrati hanno origine nel lontano 1992, quando Harry Mason e la moglie Jodie trovano una piccola neonata avvolta in un fagotto e, non potendo aver figli, decidono di adottarla. A sette anni di distanza, poco dopo la morte della madre, la piccola Cheryl convince il padre a trascorrere una vacanza nella cittadina di Silent Hill: pur non capendo il motivo alla base di tale richiesta, Harry decide di assecondare il desiderio della piccola e parte con lei le sponde del lago Toluca.

Durante il viaggio però qualcosa va storto: una misteriosa figura femminile appare dal nulla tra la nebbia, costringendo Harry a una brusca manovra che manda fuori strada la sua jeep. Ripresi i sensi, l'uomo deve fare i conti con la scomparsa della bambina, che ha incomprensibilmente lasciato il padre privo di sensi tra i rottami dell'auto e pare essersi diretta da sola verso il cuore della città.

Ha così inizio un'estenuante ricerca tra le strade del paese, avvolto da una nebbia perenne che cela creature inquietanti e pericoli di ogni sorta: Silent Hill nasconde un terribile segreto che ruota morbosamente intorno alla piccola Cheryl, e toccherà proprio a Harry sbrogliare la delicata matassa per salvarle la vita.

Il trailer mostrato all'E3 del 1998.

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Alberto Destro

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Eterno Peter Pan intrappolato nel corpo di un trentenne, ha barattato la propria ombra per tastiera e controller. Il tutto per la gioia dell'adorata moglie, che si chiede cos'ha fatto per meritarsi un tale nerd.

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